Proposte per la salvaguardia da analizzare con attenzione.
Come non trovarsi d’accordo con le ambizioni di sviluppo prospettate da varie parti legate ad un progetto d’alto respiro riguardante il porto di Venezia in senso lato? Tale prospettiva, dovendo essere economicamente ed ambientalmente sostenibile, a tutt’oggi si basa sulla presentazione di progetti assolutamente in contrasto con lo scopo da raggiungere. Quali sono i progetti? Porto off-shore così come indicato dall’autorità portuale. Insostenibili i costi dovuti alla rottura dei carichi e devastante per il numero dei traghetti, non certo di stazza modesta, che farebbero accelerare il disastro ambientale della laguna e dare il colpo di grazia alla città che, a parole, si dice di voler salvare. Porto a san Leonardo.Per tale progetto si ritiene elemento qualificante la sua relativa vicinanza alla bocca di Malamocco. Inevitabili adeguamenti per renderlo accessibile alle grandi navi non farebbero che portare altre masse d’acqua in laguna. Si prefigura, con le paratoie del Mose in funzione,l’uso della conca di navigazione per rendere comunque operativo il porto. . Ritenendo la finalità del Mose entrare in funzione a quote di marea tali da salvaguardare Venezia, cosa che le previsioni indicano frequenti nel futuro, c’è da chiedersi se con tali vincoli un porto avrà ragione d’essere. E passiamo al traffico crocieristico. Porto passeggeri fra le dighe di san Nicolò e punta Sabbioni oppure davanti san Erasmo. Ambedue da bocciare! Come si possa far fronte alle necessità di varie grandi navi senza collegamento a terra, affidandosi a trasferimenti marittimi per persone e cose in tale quantità con i vincoli di salvaguardia esistenti, proprio mi riesce impossibile pensarlo. Aggiungiamo che per esistere, ambedue le realtà necessiterebbero di scavi tali da potersi paragonare, fate le debite proporzioni, a vere fosse delle marianne là proprio dove si dovrebbero creare o rinforzare secche dissipatrici delle maree. Queste riflessioni velocemente segnalate, sono nel mio “Piano per la salvaguardia globale di Venezia e della sua laguna”messe nero su bianco ben in evidenza da 15 anni ed ora, non accettando l’idea che persone qualificate possano non aver tenuto in considerazione nei loro progetti tutto ciò, mi è sorto da tempo un amaro sospetto ( a pensar male…). Che semplicemente non si voglia arrivare a nulla, che è forse proprio quello a cui si mira per avere mani libere nel programmare zitti zitti un futuro diverso. Come sia logico invocare una cooperazione tra vari porti dell’alto adriatico per far sistema in grado di affrontare le grandi prospettive future quando si presentano progetti come quelli che girano, mi pare difficile non pensare possano essere funzionali allo scopo di cui sopra. E infatti non si sente parlare della nuova realtà di Monfalcone, dove si sta ultimando un nuovo porto off-shore con un entroterra ampio e ben servito da infrastrutture che sarà in grado di dare il colpo di grazia alle altre asfittiche realtà, lasciando loro le briciole. Dietro questo silenzio si nasconde l’incapacità, o la non volontà, di fare un passo radicale che a Venezia con il mio piano sarebbe reso possibile. Non si creda peraltro di potersi consolare con il mantenimento all’infinito del traffico turistico crocieristico, dal momento che se troveranno spazio negli equilibri politici italiani forze diverse con obbiettivi loro peculiari, sarà giocoforza, nel rispetto della salvaguardia della città e della sua laguna, andarsene. Sarebbe un colpo terribile. Non si tralasci di esaminare senza pregiudizi ogni proposta, compresa la mia, che per il solo fatto di essere sempre stata ignorata, forse qualcosa di buono potrebbe avere. Si coinvolga la comunità regionale, si deve sapere e prendere delle misure per non trovarsi di fronte a capovolgimenti economici con situazioni di crisi irreversibile per molte realtà impreparate. Quì tutti hanno da perdere, Venezia ha da perdere, più degli altri.

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