Il degrado ambientale della laguna.
Penso sia anche un po' uno spreco di tempo e di energia cercare le cause precise
sul perchè la laguna di Venezia sia stata manifestazione così eclatante del
degrado ambientale che questa estate ormai agli sgoccioli ha saputo mostrarci
con la imponente moria di pesci. Molte sono le cause, tutte ormai ben conosciute
che da anni divengono argomento ricorrente di discussione. Eppure non c'è motivo
per non crederci quando si afferma che sono state prese ormai da anni varie
misure per mitigare l'impatto sulla natura dei molti elementi in gioco concorrenti
a creare le condizioni adatte affinchè, complice il caldo, avvengano i fenomeni
che inquinano la laguna. Marghera non è più quella di una volta, molti sono
gli impianti di depurazione delle acque versate in laguna e come la legge prevede,
i prodotti hanno minor grado di tossicità oltre ad esistere una presa di coscienza
verso l'ambiente in generale certo superiore a tempo addietro. Con queste premesse
e considerando le generose dimensioni delle bocche di porto nonchè i larghi
e profondi canali di navigazione, non si riesce a capire perchè si debbano ancora
riscontrare i sempre più acuti fenomeni di collasso dell'ambiente lagunare.
Deve esserci un elemento che eleva a potenza qualsiasi causa iniziale anche
non individuabile e che porta poi ai disastri che conosciamo! C'è da chiedersi
allora se risponde al vero la storiella che, se la laguna non avesse assunto
la morfologia attuale con l'apporto di grandi masse d'acqua, la situazione sarebbe
ora molto peggiore per la maggior frequenza e gravità dei fenomeni inquinanti.
Lo hanno fatto credere e lo continuano a fare! Anche perchè vi si sono impegnate
forze molto potenti, certamente autorevoli, che hanno inteso mascherare e giustificare
i loro pur consentiti interessi miranti a sviluppare oltre misura, in contrasto
con le problematiche ambientali di Venezia, quelle attività bisognose di bocche
di porto più ampie e canali più profondi. E' successo di conseguenza che con
lo sviluppo dei traffici marittimi che hanno visto nel tempo aumentare notevolmente
le dimensioni degli scafi, la laguna si è trasformata in un catino con una profondità
media molto maggiore di una volta dove i " ghebi", spesso interrati, non arrivano
più con la loro spinta ai confini della gronda lagunare, cosa ben diversa dall'espandersi
della marea a macchia d'olio. Pur ignorando quale sia la differenza di capienza
con i dati anteguerra, tanto per non andare troppo lontani nel tempo, considero
a mio avviso questo dato ampio tanto da doversi considerare l'elemento determinante
che eleva a potenza qualsiasi causa iniziale di squilibrio ambientale che altrimenti
rimarrebbe in confini limitati e accettabili. Infatti la marea montante dalle
bocche di porto e velocizzata dalle opere marittime ivi esistenti, andandosi
a mischiare con la quantità d'acqua molto maggiore esistente in laguna, non
è sufficiente a svolgere in misura soddisfacente la propria opera di ossigenazione,
Aggiungiamoci ondate di caldo torrido ed i periodi ricorrenti dei morti d'acqua
e comprenderemo come sia possibile la prolificazione di alghe e la moria di
pesci che una volta putrefattisi renderanno ancor più lungo il tempo necessario
per il ritorno alla normalità. Diciamo che in pratica sono le nuove acque entranti
a venire inquinate in misura maggiore di quanto dovrebbero disinquinare le esistenti.
Può sembrare un paradosso ma non lo è! Mi spiego forse meglio con un esempio.
Immaginate una palude all'interno della laguna come molte ne esistevano in passato.
Alla fine delle sei ore di marea calante essa rimaneva praticamente all'asciutto
cedendo l'acqua contenuta attraverso il reticolo di ghebi che la circondavano.
Pur costituendo una palude il luogo più adatto a dar inizio ad un processo degenerativo
ambientale, il suo successivo riempimento con nuova acqua portata dalla marea
crescente ripristinava l'equilibrio. Si verificherebbe l'eguale processo in
una laguna che, avendo un contenuto d'acqua molto più ridotto dell'attuale,
alla fine della marea calante farebbe divenire maggioritario l'apporto della
marea successiva entrante. Perciò basta far credere che sia sufficiente o addirittura
indispensabile avere grandi ricambi d'acqua con il mare, il vero problema, a
mio parere, consiste nel poter far diminuire di molto la portata lagunare. Per
far ciò bisogna disgiungere le attività portuali tutte, dalle misure da prendere
così come indico nel mio "Piano per la salvaguardia globale di Venezia e della
sua laguna" la cui esecuzione darebbe una prospettiva certa e sostenibile di
salvezza e sviluppo per una "Venezia futura".