Un progetto completo per la salvaguardia.
Un progetto completo per la salvaguardia Avverto l’opportunità, in seguito all’articolo
apparso sulla “Nuova” il 1° ottobre con il quale si dava notizia di una mia
nuova proposta sulla Salvaguardia di Venezia e sulle “Grandi Navi”, di evidenziare
la netta separazione tra gli interventi a lungo termine ( Porto fuori dalla
laguna collegato alla terraferma via tunnel ) e quelli urgenti.( Rotta alternativa
per le grandi navi ) per poterli confrontare con altri aventi le stesse finalità.
Il primo punto che vorrei porre in evidenza riguarda la preoccupazione di molti
quando si chiedono se è opportuno “violentare” ancor più Venezia e la sua laguna
già sufficientemente messe a dura prova con opere e attività che nel corso degli
ultimi anni hanno messo in ginocchio tutto il sistema ambientale ed economico,
con il nuovo colossale intervento di trasferire il porto davanti al litorale
di santa Maria del mare / Pellestrina. Rispondo che qui siamo in presenza più
che di un colossale intervento, di un colossale abbaglio. Certo si tratta di
un’opera di grande rilievo, ma prima di esaminare il mio piano ci si deve liberare
la mente dall’idea che colossale sia anche dannoso. Basta riflettere su quanto
eseguito dalla Repubblica di Venezia pur in presenza di leggi che punivano severamente
chi danneggiava l’ambiente, con cautela e determinazione hanno deviato il corso
di fiumi e costruito i murazzi riuscendo in tal modo a custodire gelosamente
le peculiarità della laguna. Non l’avessero fatto sappiamo che sarebbe stato
il disastro. Perciò sono convinto che oggi ci sia la necessità assoluta di eseguire
quanto propongo per evitare che venga snaturato completamente l’ambiente lagunare
che oltre al suo valore naturalistico perderà tutta quella conformazione che
ormai possiamo dire “ era”. Di conseguenza sento di poter affermare con forza
che non solo si salverebbe il salvabile ma si creerebbero le condizioni per
far ritornare la Venezia del 700, ben protetta ed in armonia con l’ambiente.
pur antropizzata in misura tale da reggere il confronto con il mondo moderno.
Intervenendo, subito dopo aver reso operativo il nuovo porto a mare, alle bocche
di porto con la creazione di scogliere parzialmente sommerse che quali denti
di pettine degradassero dalla diga foranea per buona parte verso il centro del
canale e poi sollevando il fondale dal lato laguna nelle vicinanze del Mose
con il deposito a volumetrie variabili di grossi quantitativi dei fanghi di
risulta dallo scavo dei tunnel si otterrebbe da subito con le scabrosità ottenute
un drastico abbattimento della velocità di marea. Infatti contenere tale velocità
è prioritario in quanto causa prima dei danni alla laguna ed alla città dal
momento che così come sono le bocche di porto hanno solo i requisiti per creare
problemi tutti i giorni, bello o brutto che sia. Peggio delle acque alte eccezionali
alle quali vanno addebitati principalmente i grossi disagi che conosciamo augurandoci
che il Mose possa svolgere i suoi compiti quando chiamato a farlo. Dopo queste
considerazioni pensate davvero che una città come Venezia nata sul mare e di
conseguenza costruita per il mare, potendo disporre delle enormi somme riservate
al Mose non avrebbe potuto durare più a lungo di quanto sarà in grado di garantire
il colossale intervento che stiamo vedendo portare a termine? Alcune persone,
in particolare quante legate alla città che hanno conosciuto in gioventù, forse
si troveranno alquanto intimoriti dall’immaginarsi un porto fuori del litorale
di Pellestrina quale propaggine della terraferma con tutto un mondo che non
le appartiene ma, rimanendo calmi bisogna guardare bene la cosa. Anzi c’è poco
da vedere, tutta l’area portuale che non inciderebbe più di tanto sulla linea
d’orizzonte né dall’abitato di Pellestrina né dalla laguna ma solo dal mare,
e la qual cosa sarebbe quanto di più normale aspettarsi, verrebbe isolata con
una fascia di rispetto iniziante dall’argine attuale e profonda tanto quanto
si vorrà con una lunghezza anche oltre il porto e per tutta l’isola. In questa
fascia, la creazione di una pineta con piste pedonali e ciclabili oltre ad aree
attrezzate per la sosta, farebbero la gioia in particolare di vecchi, mamme
e bambini, garantiti nella divisione dei due ambienti anche da una barriera
frangivento e fonoassorbente opportunamente istallata.Verrebbe da pensare che
ci potranno essere vantaggi per tutti? Certo, come no! Sarebbe possibile trattare
il consenso all’opera con una quota costante nel tempo di assunzioni lavorative
per i residenti, i valori immobiliari aumenterebbero, così come si svilupperebbero
svariate attività in particolare ad indirizzo turistico. Per quanto concerne
la pesca, c’è da rilevare che svolgendosi essa principalmente in laguna, non
ci sarebbero ripercussioni negative. Solo per Chioggia, che potrebbe far sistema
in sinergia col nuovo porto, potrebbero sussistere degli ostacoli. Sempre molto
inferiori a quanti ne saprebbe creare il porto off-shore ad otto miglia con
l’enorme traffico da e per la costa.Ad ogni buon conto, senza imporre niente
a nessuno, si provvederà ad indire un referendum e allora si vedrà. C’è poi
la possibilità che molti siano messi in apprensione dalla novità dei tunnel,
opere quantomeno inusuali nel nostro territorio, cosa ci si potrà aspettare,
si chiederanno? Assolutamente nulla, a chi darebbero fastidio, quale danno potrebbero
fare? Ci sono tunnel in tutto il mondo, sono stati proposti continuamente anche
a Venezia. Vi ricordate quando si voleva raddoppiare la portata della tangenziale
di Mestre scavandone uno proprio sotto, e tante altre volte non sono andati
avanti progetti di metropolitane solo perché rivolti ad un numero limitato di
utenti. Qui è molto diverso, vanno visti integrati in un’opera economicamente
redditizia nel mentre i fanghi di risulta sarebbero preziosi per l’opera di
parziale interramento della laguna. Tra l’altro considerando l’avvenuta esecuzione
del passante di Mestre saranno da rivedere i percorsi dei tunnel, resi sovradimensionati
nel mio piano dall’esecuzione dell’opera di cui sopra. Piano che rispondendo
alle richieste che da molte parti vengono fatte per arrivare alla conclusione
ottimale di trasferire tutte le attività portuali fuori dalla laguna, non vuole
sottrarsi dall’indicare una soluzione per allontanare le “Grandi Navi” dalla
attuale rotta. Non essendo certo Venezia stata creata in pochi giorni e per
consentirle di continuare ad “essere “ ci vorrà del tempo. L’importante è individuare
il percorso da compiere e allora anche le difficoltà che si incontreranno potranno
essere affrontate in modo provvisorio. E infatti ho presentato in questi giorni
una soluzione alternativa al problema grandi navi. La mia proposta ha il vantaggio
rispetto ad altre che circolano, di poter essere portata a termine in poco tempo,
costare poco e cosa importante non creare danni aggiuntivi all’ambiente . Ecco,
si tratta della soluzione più logica e già sentita proporre senza tuttavia i
miei accorgimenti, ed è quella di utilizzare in entrata ed in uscita la bocca
di Malamocco e attraverso il canale Malamocco- Marghera ed il canale V.Emanuele
3° giungere alla attuale Marittima e a ritroso per andarsene. Viene però evidenziato
un problema; sembra che le navi tutte, le commerciali con destinazione Marghera
e le “ Grandi Navi” con destinazione Marittima, proprio non dispongano di tempo
sufficiente a compiere il suddetto percorso senza creare un affollamento indistricabile.
Io propongo di far sostare tutte le piccole e medie navi in attesa di entrare
od uscire in spazi loro assegnati dotati di gruppi d’ormeggio ( assieme di 12
oppure 21 briccole infisse tutte vicine in cerchio) , spazi ricavabili lungo
il canale V. Emanuele 3° ed alla bocca di Malamocco nelle anse precedenti l’inizio
del canale dei petroli, riservandosi ulteriori ormeggi all’interno della conca
di navigazione non utilizzata in periodo estivo. In questo modo, al segnale
convenuto, tutte insieme alternativamente or in uscita or in entrata formerebbero
un convoglio in grado di percorrere i canali in molto minor tempo. Una domanda
che qualcuno potrebbe porgersi riguarda se il reperimento dei fondi non sarà
l’ostacolo insormontabile.Una domanda più che legittima, ma sono convinto che
sarà anche l’ultimo dei problemi.Ci sono capitali enormi in giro per il mondo
che, data la scarsità di impieghi dovuti alla crisi economica, vanno alla disperata
ricerca di progetti importanti e seri da finanziare, perché non dovrebbero giungere
da noi? Abbiamo ancora un nome di prestigio da offrire…. Venezia.