Salvaguardia, un progetto contro l’ostracismo
Ormai sarà quasi impossibile trovare una base di intesa ragionevole in grado
di soddisfare le aspettative di coloro che vedono lo sviluppo del porto di Venezia
e del turismo in generale quale unica strada da percorrere ad ogni costo e quanti
considerano Venezia città del futuro già ora, possedendo essa molte delle qualità
che sono nel sogno dei molti che oppressi dalle conseguenze di un certo modello
di sviluppo ritengono il medesimo aver raggiunto un limite non più valicabile.
Questa contrapposizione sorge perché, mancando un piano di sviluppo a lungo
termine, ci si batte per avere il tutto o il nulla nell’immediato. Ciò non aiuta
a prendere decisioni che dovrebbero essere rapportate e vagliate nei costi,
nella durata e nell’utilità. Immaginiamo, per la soluzione della salvaguardia
di Venezia, l’ipotesi della fuoriuscita di tutte le navi dalla sua laguna. Ipotesi
che sottovoce molti hanno iniziato a ventilare quale sogno che non potrà che
rimanere tale senza predisporre le basi di un progetto, certo futuristico riguardo
i tempi di realizzazione, ma che necessita di un inizio per essere discusso
e valutato nei suoi molti aspetti. Fino ad ora ci si è lasciati fuorviare dal
problema, certo da risolvere con urgenza, delle” grandi navi”. Volendo rimanere
nell’ambito di obbligate soluzioni provvisorie, mi sembra più giustificato disporre
dell’utilizzo della sola bocca di porto di Malamocco utilizzando nella misura
più ampia possibile l’indicazione, già da me presentata ai ministeri competenti,
di far muovere al segnale convenuto le navi sia in entrata che in uscita da
ormeggi predisposti, per formare dei convogli per Marghera o per la Marittima
attraverso il canale Vittorio Emanuele adeguatamente calibrato. Per ovviare
a possibili imprevisti suggerivo di creare delle anse nel percorso del canale
Malamocco Marghera ampie tanto da poter far sostare una nave per permettere
lo scambio con altra in arrivo dal senso opposto. Ma nell’ottica della mia soluzione
definitiva che illustrerò nella parte finale di questa esposizione, concordo
di poter ritenere accettabile un allargamento di tale canale così da sveltire
i traffici nei due sensi almeno per gran parte delle navi. Quando individuato
ed eseguito un progetto in grado di soddisfare tutte le esigenze, si provvederà
all’interramento parziale del canale con i fanghi di risulta dallo scavo dei
tunnel che propongo nel “Piano per la salvaguardia globale di Venezia e della
sua laguna” Ma qui ci si deve fermare! Proporre vere e proprie casse di colmata
che si vorrebbe far credere barene, oltre all’imponderabile, di certo farebbero
aumentare di molto la velocità di marea nel canale navigabile dal momento che
la massa d’acqua che si movimenta ampliandosi e ritirandosi nella laguna centrale
vi verrebbe forzata come in una siringa potendo rendere anche più rischiosa
la navigazione. Di conseguenza i fanghi depositati verrebbero messi facilmente
in sospensione e se ne andrebbero così come è successo fino ad ora. Ma forse
non c’è da preoccuparsi di ciò in quanto verrà eseguito il loro contenimento
con qualche milione di metri cubi di pietrame! Almeno si eviti di scavare il
“Contorta. ” Così posizionato, di traverso rispetto al senso di marea e sboccando
praticamente in centro Venezia, potrebbe dar luogo ad una “ scontraura” con
la marea proveniente dalla bocca del Lido, rendendo più violenta l’opera demolitrice
sulle rive. Ma possibile non ci si renda conto che se applicavano la pena di
morte per coloro che manomettevano per molto meno la laguna un motivo ci sarà
stato? La nostra laguna è rimasta com’era fino all’altro ieri a svolgere il
servizio di salvaguardare Venezia e non credo per consentire agli odierni potentati
economici con sensibilità etiche difficili da individuare di trarre benefici
lasciando alla comunità l’onere dei costi con ciò affidandosi ad esecuzioni
tecniche che non traggono alcuno spunto da quelle sensibilità culturali che
sempre dovrebbero guidare ogni intervento in particolare a Venezia, sordi ad
ogni critica anche quando potrebbe essere costruttiva. Siamo evidentemente ancora
molto lontani da quello che alcuni hanno chiamato “ Capitalismo Democratico”
che pone come prioritario il confronto e il rispetto delle parti. Certo se a
tale confronto si presentano movimenti che da comode e compiaciute posizioni
pseudo ambientaliste e intellettuali che oltre alle critiche non sanno proporre
un bel niente, beh è meglio chiudere bottega e lasciar fare, sperando almeno
che qualcuno un pochino si ravveda. Infatti se andiamo ad alcune affermazioni
fatte, anche l’Autorità portuale di Venezia ha avuto da dichiarare la disponibilità
a trasferire l’approdo turistico delle grandi navi a Santa Maria del Mare ponendo
quale condizione l’esecuzione di una metropolitana che lo collegasse alla attuale
stazione della Marittima e all’aeroporto Marco Polo. È esattamente quanto vado
sostenendo da oltre quindici anni, ritenendo il progetto giustificabile aggiungendo
lo spostamento di tutte le attività portuali in mare davanti al litorale di
Pellestrina collegandosi alla terraferma con tunnel e innestandosi alla viabilità
ordinaria. Con questa soluzione si accorperebbe anche il previsto ormeggio in
mare aperto ad otto miglia che si conta di collegare alla costa con traghetti,
utilizzando per renderne meno pesanti i costi le moderne navi “ lash” che contengono
al loro interno il carico già frazionato in chiatte più o meno grandi a seconda
delle merci. È una soluzione nata per raggiungere banchine molto all’interno
nella terraferma e collegate al mare da fiumi o canali non percorribili dalle
grandi navi. L’analogia con la situazione veneziana ci sarebbe, non fosse che
si andrebbe ad ipotecare per sempre ogni possibilità di salvaguardia. Si comprende
benissimo allora il perché del canale Contorta e i 300 ml di larghezza anche
per il canale dei petroli, tutto arginato e magari col tempo anche banchinato
per consentire alte velocità. Follie! La laguna deve essere liberata dalle navi,
le uniche ammesse potranno percorrere l’attuale canale dei petroli per servire
il porto industriale oltre le navi che fanno capo alla Fincantieri ( se non
si riterrà opportuno il suo trasferimento nella nuova area portuale). Naviglio
in ogni caso dal pescaggio limitato che consentirà di ridurre la profondità
del canale interessato e della bocca di porto di Malamocco. Questo di alzare
intanto la soglia di accesso della bocca di porto di Lido sarebbe ottenibile
facilmente con il sollevamento parziale variabile in ragione delle fasi lunari
delle paratoie del Mose unitamente alla creazione di una serie di opere dissipatrici
della marea fra le dighe foranee, non appena tutte le navi potessero servirsi
della bocca di Malamocco. A questo punto i fanghi di risulta dell’adeguamento
del canale dei petroli e del Vittorio Emanuele dovrebbero essere stesi sul fondo
lagunare da San Nicolò alla marittima. Quanto finora esposto anche se velocemente
e tralasciando molte altre questioni per ragione di spazio, è stato spesso visto
e giudicato da gran parte dei movimenti impegnati, da istituzioni e da singoli
ai quali comunque si deve dar atto del loro interesse per Venezia, come un disturbo
che avrebbe richiesto un approccio non certo usuale per quanti ( e sono i più)
sono talmente pregni della flemmatica accettazione del mondo per la quale si
pensa non debba esserci nulla per cui valga la pena di disturbarsi. In questa
filosofia c’è forse il limite e la grandezza dei Veneziani. Mi riesce difficile
invece capire l’ostracismo di quanti, in qualche modo agevolati dalla unicità
della loro città non ne favoriscono uno sviluppo, sostenibile e compatibile
con la riconsegna della laguna originaria, dal quale non avrebbero che vantaggi
anche per i loro figli domani. Se poi nelle loro preoccupazioni ci fosse quella
delle risorse dirottate nelle nuove opere, oppure perché si giudicasse troppo
gravoso l’impegno per la nostra classe politica e imprenditoriale, allora si
lasci far tutto a qualche fondo sovrano estero o altri soggetti che cercano
nel mondo progetti da finanziare, i quali avendo l’opportunità della creazione
di un porto franco nel cuore dell’Europa farebbero a gomitate per arrivare primi.
Vengono a spendere miliardi per le squadre di calcio, pensate quanto interesse
per un simile progetto con il valore aggiunto del brand “Venezia”.