Le soluzioni alternative dannose per Venezia.
Sono uscito dall'assemblea pubblica svoltasi in sala San Leonardo il 21 gennaio
scorso, con la maturazione di un convincimento che da tempo ho raggiunto. Pur
avendo i convenuti concordato in massima parte sulla necessità di liberare la
laguna dal traffico delle grandi navi, mi sento di poter affermare che ognuna
di quelle che vengono proposte quali soluzioni alternative possano solo essere
considerate strumenti per uccidere Venezia! Sono convinzioni, le mie che intendo
approfondire. E inizio dal progetto De Piccoli (porto su moduli galleggianti
ancorati tra le dighe della bocca di porto del Lido). Tale soluzione, per le
sole grandi navi da crociera, possiede tutti i titoli per poter essere, a mio
avviso, il mezzo legale più rapido e doloroso per annientare la laguna e di
conseguenza la città! Elenco i perchè iniziando con l'insuperabile ostacolo
alla sua esecuzione derivante dal fatto che la zona è assolutamente senza retroterra
utilizzabile. Zona SIC, strade possiamo dire inesistenti alle necessità che
ne deriverebbero, località vocata a tutt'altro turismo, incompatibile con il
marasma tipico del movimento legato a veloci e disinteressate enormi masse di
persone. Dico disinteressate perchè attratte come logico da Venezia; forse qualche
gelato o souvenir dal souk che si potrebbe venire a creare gestito da varietà
umane poco desiderabili sarà anche possibile, ma con danni di vario genere.
Passiamo ai danni alla laguna. Sono circa due milioni di persone che ogni anno,
da piazzale Roma, dalla ferrovia e dall'aeroporto dovranno essere portate a
Punta Sabbioni e ritorno. Vi immaginate la flotta di imbarcazioni di tutte le
stazze dalle quali, anche in virtù delle notevoli distanze da percorrere, non
sarà lecito aspettarsi il rispetto delle velocità? Pensate che l'inquinamento
idrico e atmosferico che produrranno tutte queste imbarcazioni sarà inferiore
a quello delle grandi navi che continueranno in ogni caso così come oggi ad
alimentarsi con i loro motori, dal momento che dovendo tale porto avere caratteristiche
di reversibilità e di prova non potranno essere alimentate da terra per l'alto
costo dell'operazione? E non passi per la testa di nessuno di poter utilizzare
la viabilità stradale ordinaria; dopo la prima esperienza di qualche ora di
coda e di blocco totale degli arrivi a Jesolo e Cavallino-Treporti saranno le
stesse amministrazioni comunali spinte dai cittadini a far cessare il gioco!
Sull'aspetto sicurezza, con il bailamme che si verrebbe a creare per la movimentazione
delle navi per gli ormeggi, con i rimorchiatori a tirare a destra e a manca
con il pericolo delle scogliere tutto attorno, le migliaia di persone su pontili
che dovranno essere enormi togliendo ulteriore spazio alle manovre, con il passaggio
di imbarcazioni da diporto di ogni genere a vela e a motore e per completare
il quadro tutto il naviglio destinato alle forniture ed ai servizi alle navi,
non mi riesce di capire come si possano proporre soluzioni del genere. Evidentemente
da persone che la laguna la conoscono per averla vista sbirciando da dietro
la tendina di un comodo motoscafo (magari blu). Ci sarebbe da continuare segnalando
l'enorme scavo da eseguire data la modestissima profondità del bacino d'acqua
a ridosso di Punta Sabbioni, di quante volte andranno in funzione le paratoie
del Mose ora anche in periodi non usuali con ciò impedendo il transito e senza
considerare che dalla laguna verrebbe tolto solo una parte del traffico marittimo.
Cosa che potrebbe essere accettata provvisoriamente se esistesse un piano per
estromettere tutte le navi in una visione di rilancio globale della città e
delle sue attività. Conto perciò di tornare sull'argomento esaminando anche
le alternative proposte, per confrontarle con quanto propongo nel mio "Piano
per la salvaguardia globale di Venezia e della sua laguna".