Fragilità della laguna, grandi navi e rischi.
Seguendo le tematiche legate alla salvaguardia di Venezia ed essendomi espresso
più volte sull’argomento, anche sulla “Nuova Venezia”, reputo opportuno, nell’attuale
decisiva fase del dibattito sulle grandi navi, entrare nello specifico per definire
gli interventi più volte da me genericamente indicati quali risolutivi, illustrandone
ragioni e finalità. Inizierò con delle riflessioni sulla navigazione in laguna.
Laguna che verrebbe sottoposta, con il passaggio delle grandi navi dirette alla
marittima qualora ne venisse approvato il progetto, ad una pressione tale da
poterne ulteriormente alterare l’ecosistema. Solo l’uso di particolari e mirate
accortezze potrà ridurne al minimo il rischio e consentire di cogliere l’opportunità
per riscattarsi da alcune alterazioni idrodinamiche che nel tempo si sono create.
Si prenda atto di quella regola guida che vuole un canale navigabile essere
largo tre a uno nei confronti della nave che lo percorre. In particolari situazioni
tale regola accetta delle variabili. Percorsi rettilinei e marginature fangose
obbiettivamente consentono una certa riduzione della sezione del canale e quello
Malamocco –Marghera rientra in questa configurazione, con l’eccezione della
curva della variante Tresse apposta prevista con sezione maggiore. Ma tutto
semplice non è! La faccenda si complica dal momento che le navi crociera, a
causa delle loro alte murate, sono molto sensibili al vento laterale. Percorrendo
il canale dei petroli, in caso di vento di scirocco o di bora anche solo teso,
e che sempre la nave avrà di fianco sia in entrata che in uscita , il pilota
avvertendo lo scarroccio, non potrà che virare per contrastare la deriva per
poi, recuperato margine con la prua, controvirare per riportare la poppa in
linea e riprendere la rotta. Con tale manovra la nave verrà a trovarsi diagonalmente
rispetto all’asse del canale e considerando le dimensioni che hanno raggiunto
gli scafi, con tendenza all’aumento, la prua e la poppa verranno a trovarsi
fuori della cunetta del canale a strisciarne le scarpate, con alto rischio di
finire incagliata con spiacevoli conseguenze. Oltre a ciò, altro grave danno
ne verrà dalle turbolenze delle possenti eliche sotto spinta per recuperare
la rotta. Le gengive del canale saranno, con vere e proprie frane, letteralmente
frantumate, rendendo necessari frequenti ed intriganti scavi per mantenere la
navigabilità. Ah, dimenticavo. Quanto dureranno le briccole ed i punti luce
di segnalazione ai margini del canale? Ecco perché non si può fare a meno di
calibrare la sezione di un canale a dimensioni tali da escludere tali pericoli,
che potrebbero metterne in discussione la funzionalità. Come detto sopra, tralascio
la trattazione sulla correlazione tra adeguamento del canale Malamocco-Marghera
(dei petroli), che lo vedrebbe interessato dalla volta di San Leonardo fino
alla marittima includendo ovviamente il canale Vittorio E.-Tresse, ed i risultati
positivi che si andrebbero ad ottenere, seguendo le mie indicazioni, contro
ogni facile supposizione negativa. Nei primi commenti alla presentazione, tre
anni fa, della mia idea progettuale sull’utilizzo della bocca di porto di Malamocco
per giungere alla marittima, ne fu posta in risalto l’inadeguatezza, in quanto,
l’aggiungersi delle navi crociera avrebbe creato una commistione pericolosa
con il restante traffico commerciale ed industriale con destinazione Marghera.
Mi chiedo perché mai fino ad oggi ancora non si sia udita una voce per far conoscere
cosa sia stato escogitato per trovare soluzione ad un problema che semplicemente
ora è scomparso. La mia proposta consisterebbe nell’utilizzo dei canali Fisolo
e Melison, principalmente ma non solo, per deviarci le navi minori in caso di
incrocio, consentendo di poter tenere occupato il canale nei due sensi di navigazione
contemporaneamente, il tutto programmato e seguito ovviamente dalla torre piloti.
Faccio presente che i canali Fisolo e Melison, nelle adiacenze della bocca di
porto di Malamocco e posizionati in modo tale da poter essere imboccati e percorsi
con facilità, non abbisognano se non di modestissimi interventi, avendo sezione
e profondità sufficienti per svolgere il ruolo loro richiesto.