Bocca di Malamocco e Tresse, perchè sì
Sostenitore fin dalle prime battute della soluzione del problema grandi navi
che ne vedrebbe l’entrata in laguna dalla bocca di porto di Malamocco per ormeggiarsi
alla attuale marittima usufruendo del canale V.Emanuele-Tresse, illustro alcune
motivazioni che a mio avviso rendono questa soluzione più adatta di altre nel
voler eliminare il traffico delle navi crociera davanti a San Marco. In un mio
intervento precedente, avevo indicato che avrei esaminato la correlazione tra
il dovuto adeguamento del nuovo percorso e gli effetti benefici che ne sarebbero
derivati seguendo una certa linea operativa. Inizio col sottolineare alcuni
punti. La marea, ovviamente, sospinge inevitabilmente il suo carico in laguna
durante le sue movimentazioni. Con le dimensioni delle attuali bocche di porto
( è stata poco diffusa la recente decisione di aumentare la soglia di accesso
di quella di Chioggia,) si sono create le premesse per i livelli di marea in
laguna che conosciamo, e sui quali, le dimensioni del canale dei petroli non
incidono per nulla. Quindi , andrebbe frenato il flusso di marea che monta in
laguna, dove possibile intervenendo alle bocche di porto libere da esigenze
di navigazione (vedi bocca di Lido, quando verranno deviate le navi crociera
dalla attuale rotta per San Marco) e dove non possibile, (vedi bocca di Malamocco),
imbrigliando tale flusso e agevolandolo verso una direzione voluta. La funzione
del canale dei petroli maggiorato svolgerebbe tale compito. Infatti, per la
sua configurazione in linea con la bocca di porto, gran parte del flusso di
marea andrebbe a convogliarsi su di esso, facendo diminuire la pressione nel
vasto bacino lagunare di Malamocco che, per la frequente presenza del vento
di scirocco nelle circostanze dell’acqua alta, risulta in grado di generare
picchi di marea aggiuntivi anche oltre venti cm. superiori alla media, proprio
su Venezia insulare che si trova sottovento rispetto al bacino sopraindicato.
Sia chiaro, sono accorgimenti insufficienti con fenomeni di acque alte eccezionali,
per le quali ci si augura potrà provvedere il sistema Mose, ma risolutivi in
quelle frequentissime situazioni che impongono misure cautelative che tanto
disagio comportano. Infatti, proprio in virtù di quei non pochi centimetri guadagnati,
verrà a diminuire notevolmente la frequenza dei “normali”allagamenti, come pure
la loro durata, creando margini per una minor frequenza della attivazione del
sistema Mose. Ma vediamo come intervenire nei riguardi di quel flusso di marea
che, percorso il canale dei petroli e non trovando dove espandersi, non potrebbe
che contribuire ad alzare il livello dell’acqua in città, come già succede.
Si prenda atto che il ponte della libertà si comporta attualmente come una diga
, dal momento che le luci delle sue arcate si sono con il tempo occluse quasi
completamente, a causa del proliferare di mitili e simili. Ora, se dal canale
V. Emanuele si creasse una serie di pur modesti canali che, quali denti di pettine,
andassero a convergere sulle luci delle arcate del ponte ovviamente liberate
dalle ostruzioni, si potrebbe disporre del vasto bacino lagunare di Lido. Il
quale, ampliandosi a nord e sottovento della città, sarebbe in grado di ricevere
un carico di marea aggiuntivo senza arrecare danni, risentendo molto meno poiché
marginale, dell’espansione di marea che lo raggiunge dalla bocca di Lido. Tale
risultato verrà raggiunto in modo ottimale quando le grandi navi utilizzeranno
la bocca di Malamocco. A quel punto, con il sollevamento parziale delle paratoie
del Mose di Lido e la creazione di scabrosità fra le dighe foranee che si addentrassero
in laguna anche ben oltre il forte di S.Andrea, si andrebbe ad incidere sulla
quantità e velocità della marea, consentendo maggiori livelli di riempimento
nel sopraccitato bacino di Lido. La creazione delle citate scabrosità, mi offre
l’opportunità di indicare per lo scopo, i fanghi di risulta degli scavi dell’adeguamento
dei canali di navigazione, e non già semplicemente stendendoli, ma sistemandoli
in quelle grosse sacche per il trasporto dei materiali lapidei. Tali sacche,
collocate irregolarmente e in volumetrie variabili, sarebbero in grado di generare
turbolenze e vortici tali che contrastandosi, risulterebbero molto efficaci
allo scopo. Manovre, che avrebbero comunque la possibilità di essere dosate
progressivamente, per trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e ambiente.