Il canale dei petroli e le incongruenze del porto off-shore.
Quel sottile filo di follia iniziatosi a tessere agli inizi del dibattito sulla salvaguardia di Venezia ancor prima dell’approvazione del Mose, nella fase attuale dove molti dicono la loro sul problema delle grandi navi, tanto sottile non sembra esserlo più. Risulta oggi talmente aggrovigliato da essere divenuto un nodo gordiano. Vorrei porre in evidenza l’incongruenza di quanti confermano il loro appoggio al progetto del porto off-shore presentato dalla Autorità Portuale di Venezia. Tale progetto è stato presentato da chi ha voluto il Mose senza avere preteso precise soluzioni programmate per sopperire alle difficoltà che il medesimo non si poteva ignorare avrebbe creato. Inoltre è mancata la vigilanza sull’esecuzione della conca di navigazione, che risulta essere piccola e senza margini esterni per consentire alle navi di grandi dimensioni di potersi allineare per usufruirne. Con il porto off-shore si continua a voler ignorare il problema di fondo dovuto alla chiusura delle bocche di porto quando in funzione il sistema Mose. Insomma, quale la logica di voler incrementare i traffici marittimi facenti capo al porto di Venezia, quando si è fin d’ora certi che le navi dovranno attendere in fila, senza sapere per quanto, prima di entrare in laguna. Si faccia conoscere quante navi traghetto si presenteranno all’imboccatura di porto, in entrata ed uscita, per concludere lo scarico di una grande nave ormeggiata nelle strutture ad otto miglia dalla costa. Vedremo se la rottura dei carichi non raggiungerà con tali attese costi insopportabili. Risulta essenziale, a mio modo di vedere, che i programmi per il porto di Venezia siano esaminati nella logica di non dover dipendere dai vincoli lagunari! Oltretutto in previsione di evoluzioni climatiche poco rassicuranti. Per rispondere a quanti hanno indicato la commistione con il traffico commerciale essere un ostacolo insormontabile alla sicurezza della navigazione nel canale dei petroli, vorrei assicurare che le soluzioni da me ideate saranno in grado di sostenere anche il traffico aggiuntivo delle ” grandi navi” in modo accettabile, sempre con la mira di voler eliminare ogni problema dipendente dall’utilizzo improprio della laguna, quando verrà realizzato il porto off-shore collegato con tunnel alla terraferma. Ritengo di aver individuato nell’utilizzo dei canali Melison e Fisolo vicini alla bocca di Malamocco, e già pronti all’uso previsto, dei percorsi supplementari alternativi per consentire di far incrociare le navi , deviando le minori in detti percorsi, ottenendo in tal modo l’uso più continuativo del tragitto principale, il tutto regolato ovviamente dalla torre piloti. Tra l’altro le notizie che indicano prossima la dismissione del porto S.Leonardo, in quanto prevista a Marghera la produzione di carburanti verdi non più ottenuti dalla raffinazione del petrolio, mi tolgono ogni dubbio sull’uso del canale di S.Leonardo con l’abbattimento del diaframma al termine della darsena, quale alternativa per l’incrocio di navi anche di notevole dimensione. A quanti invece si pongono il problema dello sconvolgimento idrodinamico dovuto alla creazione di nuovi canali, ma in questo caso si tratterebbe dell’adeguamento di esistenti, mi sento di affermare che le movimentazioni idriche delle maree esistono ed esisteranno sempre quali che saranno, in relazione alla dimensione delle bocche di porto, e non dai canali interni, grandi o piccoli che siano. Con l’allargamento del canale dei petroli, la variante Tresse e una serie di opportuni canali diffusori dal canale V. Emanuele verso il ponte della libertà, si andrebbe invece ad incanalare la marea favorendone il flusso verso il bacino di Lido sottovento a Venezia, bacino che si troverebbe alleggerito per il minor apporto proveniente dalla bocca di Lido, della quale, data la soppressione del traffico navale, si provvederà alla riduzione notevole con i fanghi di risulta degli scavi

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