Il porto di Venezia, le prospettive la questione grandi navi
Noto con piacere che negli ultimi tempi, nella stampa cittadina con particolare evidenza nella “Nuova”, si è iniziato a parlare con più frequenza del porto di Venezia e delle sue prospettive, cosa che lascerebbe un maggior margine per esaminare la questione “ Grandi Navi” in un’ottica di transizione, in attesa di individuare la soluzione per estromettere tutto il traffico navale dalla laguna. Trovo tale nuovo corso molto opportuno dal momento che ci si deve fortemente convincere, tutti nessuno escluso, che solo da un piano strategico per lo sviluppo del porto in senso lato, potranno scaturire iniziative per la Salvaguardia globale di Venezia, efficaci e durature. Le esperienze del passato dovranno pur averci insegnato qualcosa. Quanti indicano nei grandi canali di navigazione in laguna la causa primaria dei mali che affliggono Venezia, purtroppo con molte ragioni, dicano come si sarebbe dovuto modificare cinquant’anni or sono l’accesso al porto di Marghera, per evitare la rotta davanti a San Marco, e come sarebbe stato opportuno eseguire il “canale dei petroli” avendo anche solo il sentore dell’affermarsi in seguito di un gigantismo navale, che ha interessato poi anche le navi passeggeri. Quasi di certo si sarebbero adeguate anche le dimensioni del citato canale! Coloro che avessero maturato un’alternativa alla soluzione data allora alle navi cargo, si facciano avanti e dicano che cosa fare ora per le navi crociera. La demagogia ha guidato le proposte che si conoscono. Avamporto a Punta Sabbioni: Non lo vuole la popolazione locale che lo ritiene in contrasto con i propri interessi, non lo vuole l’intera categoria degli operatori portuali per l’aggravio notevole dei costi gestionali, non lo vogliono coloro che per competenze marittime dovranno gestirne le movimentazioni di approdo ed ormeggio, non lo può volere il popolo degli utilizzatori della laguna che risulterebbero fortemente penalizzati nella navigazione nel canale di S.Nicolò e nella volta davanti Sant’Elena con alto rischio di collisioni, dovuto all’incrociarsi delle rotte con i numerosi mezzi di servizio al nuovo porto, nella spola con la marittima nella fase di imbocco del canale dell’Orfano per accedere al retro Giudecca. Senza contare lo sconvolgimento idrodinamico che il restringimento della bocca di Lido dovuto all’ormeggio delle navi, andrebbe a creare. Il tutto non potendo che alla fine lasciare il famigerato canale dei petroli così com’è! Proposta Marghera: sufficiente a dare ormeggio, in uno squallore ambientale da terzo mondo, solo ad una parte delle grandi navi che fanno scalo a Venezia e che non si pone il problema, con il parossistico sviluppo della città “verticale” in corso proprio nei dintorni, di cosa potrà succedere in quell’imbuto che raccogliendo il mondo intero, andrà a restringersi ai Pili per arrivare attraverso il ponte della libertà, a Piazzale Roma! Da ultimo si è affacciata l’ipotesi di utilizzare la grande darsena di porto S.Leonardo, movimentando da tale località passeggeri e merci attraverso un tunnel e pure con una cabinovia. Faccio notare che tutta la laguna centrale sarebbe sottoposta ad un inquinamento, in particolare luminoso, tale da annullare la notte, con l’innesco di anomalie impensabili, dovute anche allo spargimento di notevoli quantità di pesticidi per contenere l’invasione di zanzare e tafani, che solo i frequentatori delle zone ne conoscono quantità, dimensioni e voracità. Resta da esaminare la proposta di far entrare in laguna le grandi navi attraverso la bocca di Malamocco, al pari di tutte le altre facenti capo a Marghera, e dopo aver percorso il canale dei petroli, attraverso il canale “Tresse nuovo” accedere nell’attuale Marittima percorrendo il canale V.Emanuele. Tale proposta, presentata unicamente dal sottoscritto entro i termini di legge in Capitaneria di Porto, non ha potuto, pur regolarmente protocollata, seguire l’iter convenzionale della valutazione d’impatto ambientale per la mancanza di progetto formalizzato. Ora, se qualcuno avendone interesse oltre che le disponibilità finanziarie, volesse integrare con un progetto la mia proposta, che nel frattempo ho provveduto a rendere più rispondente allo scopo, potrebbe usufruire della procedura vigente all’epoca, evitando l’attuale più restrittiva.

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