Salvaguardia della laguna e porto in mare aperto
Ho letto con particolare interesse un articolo pubblicato agli inizi del mese
di Ottobre 2017 sulla stampa locale veneziana, a firma di Paolo Costa, fino
a pochi mesi fa presidente dell’Autorità portuale di Venezia, dal titolo “NordEst,
il futuro nei porti”. È indubbio che un maggiore sviluppo dei traffici commerciali
dei porti adriatici non può che essere visto con favore non solo dagli addetti
ai lavori, ma pure dai cittadini che convivono con certe realtà, includendo
l’intera comunità nazionale che tutta ne godrebbe. Pur concordando sull’analisi
generale degli obbiettivi da perseguire fatta da Paolo Costa, faccio notare
che affermare che lo sviluppo del Nord Est e dell’alta Italia, come dice anche
l’ex premier Romano Prodi citato dallo stesso Costa nell’articolo, debba essere
perseguito principalmente con la creazione di un sistema portuale che unisca
le potenzialità dei porti dell’alto Adriatico,tanto da arrivare a competere
con i porti del Nord Europa, rende inquietante l’ interrogativo che ci si dovrebbe
porre. Proprio dall’ex premier Italiano, che all’epoca condivise con lo schieramento
politico avverso, la decisione sulla realizzazione del Mose, arriva tale indicazione?
Non si è ancora presa consapevolezza che il Mose, unitamente al disimpegno sulle
politiche industriali a Marghera, ha creato le condizioni per far morire il
Porto di Venezia, relegando con ciò quel che è rimasto della Serenissima a puro
villaggio turistico! Sia chiaro, qualunque altra soluzione tra le varie esaminate,
avrebbe portato, aldilà degli scandali che ne sono seguiti, a porsi una domanda:
Come sarà possibile alle navi, grandi o piccole che fossero, accedere a porto
Marghera senza intralci, dipendendo dai capricci non prevedibili delle maree
che tutti gli studi lasciano intendere saranno più elevate e frequenti in futuro,
e per la quale evenienza proprio un sistema di chiusure degli accessi alla laguna
è in via di realizzazione? Non c’è logica in tutto ciò, manca il buon senso
comune! Non basta affatto una tardiva ed inadeguata conca di navigazione alla
bocca di porto di Malamocco per risolvere tutto.Qualcuno ha cercato di porre
rimedio: ritenendo umano sbagliare una volta, perseverare sarebbe risultato
diabolico. E cosa mai si sarà escogitato? A moltiplicare i passaggi delle navi
dirette a porto Marghera dalla bocca di Malamocco! Proprio ciò accadrebbe, in
quanto il porto off-shore così ome prospettato per accogliere le grandi navi
transoceaniche, andrebbe a creare, con la necessità di dover frazionare il carico
in navi minori (mamavessel) un incremento di traffico che mal si concilierebbe
con una sicura e ordinata movimentazione dello stesso all’interno della laguna,
ivi comprese le grandi navi crociera, per le quali una decisione, pur sofferta,
sarà da prendere, considerandola transitoria in attesa del porto off-shore così
come indicato più volte dal sottoscritto. Ma l’obbiettivo di creare un sistema
portuale dell’alto Adriatico rimane con tutte le sue positive prospettive, così
come indicate da Paolo Costa. Solo che si dovrà necessariamente disgiungere
le misure che la salvaguardia di Venezia e della sua laguna impongono, da quanto
viene richiesto per cogliere le opportunità dello sviluppo dei traffici marittimi
e dei porti. Sono vent’anni che continuo,inutilmente, ad indicare la soluzione
nella creazione di un nuovo porto in mare aperto,davanti all’isola di Pellestrina,
per tutte le attività ora svolte all’interno della laguna, collegandolo alla
terraferma principalmente con dei tunnel, ma pure con navi traghetto di modesta
stazza, sempre compatibili con la conca di navigazione e con la riduzione del
canale dei petroli. Senza praticamente più navi in laguna si verrebbero a creare
le condizioni per un reale recupero ambientale della medesima, potendo utilizzare
i compatti fanghi puliti (caranto) dello scavo dei tunnel, con i quali ridurre
di molto la sua capienza idrica e la sezione delle bocche di porto;Oltre a svariate
altre prospettive sulle quali, avendone l’opportunità non mancherò di tornare
a parlarne. Se poi qualcuno fosse intimorito dalla prospettiva dei costi, certamente
notevoli, faccio presente che anziché preoccuparsi della contrarietà dei grandi
porti del nord Europa, che già si sono fatti sentire, proprio da loro che ne
verrebbero a soffrire non poco, potrebbero giungere dei finanziamenti per partecipare
ad una strategia condivisa per le future politiche dei traffici marittimi mondiali.
Oltre alla scontata e dichiarata volontà di partecipazione attiva dei paesi
del Far East, il rimanente dei finanziamenti verrebbe certo dall’Unione Europea,
la quale, ottenuto l’impegno solenne del governo Italiano di portare a termine
un reale e condiviso processo di risanamento e rilancio di Venezia, considererebbe
l’opera un ambizioso e simbolico atto per il proprio futuro. Gino Gersich autore
della proposta su salvaguardia e grandi navi. Cavallino