SALVAGUARDIA DELLA LAGUNA, SERVONO DELLE SCELTE LUNGIMIRANTI IL FUTURO DI VENEZIA
Come spesso mi succede nelle belle giornate invernali, mi sono recato a passeggiare lungo la spiaggia del litorale di Cavallino Treporti. È superfluo magnificare il sito, da tutta Europa vengono d’estate per goderne. Pur a conoscenza della presentazione di un nuovo progetto per realizzare uno scalo portuale a circa due Km. dalla costa davanti alla foce del Brenta, onde far attraccare le grandi navi porta container di nuova generazione, impedite dal loro pescaggio di accedere alle normali banchine del porto di Venezia e tanto meno di Chioggia, mi sono trovato impietrito avendo lo sguardo rivolto all’orizzonte. In quel momento, veramente, ho visto un lungo treno avanzare verso di me sopra un alto viadotto! Subito dopo mi sono reso conto che si era trattato di un incubo e ho iniziato a fare delle riflessioni. Sono conosciute le perplessità che tale progetto ha suscitato nelle categorie economiche turistiche che dovranno confrontarsi con tale opera e la cosa non mi ha particolarmente colpito. Sono stato invece molto colpito dal fatto che non ho sentito ancora levarsi una voce che chiedesse: Ma Venezia in qualche modo c’entra in tutto ciò? Quando sento parlare di costi e benefici in un’opera che riguarda Venezia, non posso fare a meno di esprimere forti perplessità. La questione Venezia non deve essere affrontata solamente in questi termini. Nel caso specifico della nuova struttura portuale in mare aperto fuori Chioggia, siamo alle solite! Si continua a proporre soluzioni frammentate, spesso in contrasto con altre, senza mai avere uno sguardo rivolto ad una soluzione globale e lungimirante. Quelle indicate sono opere che porteranno forse benefici economici, ma la questione salvaguardia di Venezia e della sua laguna, in relazione a questo progetto, non risulta neanche presa in considerazione. Ma forse, resi guardinghi dalla vicenda Mose, si potrebbe anche ipotizzare un’ulteriore caso di possibili, pur legittimi, interessi privati in opere pubbliche. Ma anche a volerne esaminare solo l’aspetto economico, mi giunge nuova la certezza di ricavare da un settore spesso esposto a crisi internazionali, ritorni economici tali da assorbire i notevoli costi dell’opera in se e dello sconquasso che andrebbe a creare. È risaputo, infatti, che la concorrenza nella movimentazione dei container, risulta essere tanto spietata da costringere a ridurre di molto i margini di profitto per poter lavorare in tale comparto. È sempre stato così e la continua situazione di tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina non induce ad ottimismi. Però, se per il bene Italia si dovrà fare, si lasci spazio alla vicina regione Friuli Venezia Giulia dove da tempo hanno creato condizioni ottimali per tale settore dei trasporti marittimi! Con loro non sarà difficile trovare degli accordi compensativi per programmare un buon lavoro. Anche perché,se fosse portato a termine il progetto del porto davanti a Chioggia, mai si verranno a creare condizioni per presentare un ulteriore progetto per portare le navi fuori dalla laguna, tenendo in vita il patrimonio Marghera. Ci si concentri tutti nel perseguire questo obbiettivo che giudico altamente strategico e non solo auspicandolo a parole, ma esponendo o appoggiando soluzioni concrete. Sarò pure ripetitivo, ma invito ad esaminare il mio “Piano per la salvaguardia globale di Venezia e della sua laguna”. Lo si faccia senza preconcetti e forse qualcosa di buono potrebbe saltar fuori! Male che andasse si andrà ad allungare la lista delle castronerie.

Gino Gersich
autore di proposte su Salvaguardia e grandi navi.

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