Grandi navi, quale futuro senza distruggere la laguna
Confuto la fondatezza delle tesi di quanti ritengono l’adeguamento dei canali dei Petroli e Vittorio E. III essere interventi in grado di sconvolgere l’attuale idrodinamica della laguna. Così come hanno saputo fare nei secoli scorsi i nostri padri fondatori,liberandosi da lacci mentali, ritengo possibile con opportune cautele rendere utili opere, che vengono spesso pretestuosamente, considerate dannose. D’altronde, a tutt’oggi non mi risulta che la città si sia mai espressa contro le attività portuali, facendo notare che essendoci riusciti ai tempi della Repubblica Veneta, non vedo perché, con gli attuali mezzi tecnici e le conoscenze maturate, non sia possibile anche oggi operare con equilibrio tra ambiente e sviluppo. Di conseguenza, limitandoci al piccolo grande mondo di casa nostra, auspico in ciò l’impegno di tutti. Ma torniamo sulla questione dell’adeguamento del canale Malamocco-Marghera (canale dei petroli). Qualsiasi decisione che non contempli la totale dismissione del porto, non potrà mai evitare che attraverso il sopraccitato canale, continuino a transitare le navi dirette a porto Marghera ed alla stazione marittima di Venezia, che nessuno afferma di voler abbandonare. Perciò l’ipotesi di trasferire gli approdi di “alcune” grandi navi crociera alla bocca di porto di Lido, sia tra le dighe che lato spiaggia, così come a Chioggia, risolverebbe ben poco.Tali soluzioni, per le molte criticità e per il notevole aggravio dei costi operativi, sono avversate anche dagli addetti portuali. Ma dovendo pur uscirne, per i futuri limiti transitori di tempi dettati principalmente da fattori climatici imprevedibili, ancora non ho visto quale reale soluzione sia stata individuata per mantenere nel frattempo in attività il porto di Venezia, senza usare la bocca di porto di Malamocco, e senza adeguarne i collegamenti interni lagunari. E non mi pare che la prospettiva di tenere le navi crociera nella darsena di Fusina possa risolvere alcunché. Fosse per un paio di navi a poco servirebbe, se per molte, segnerebbe la fine certa del porto commerciale dal momento che le evoluzioni necessarie nell’utilizzo della darsena, da eseguirsi sospendendo ovviamente il transito nel canale dei petroli, diverrebbero ostacolo insuperabile; Infatti tutti i canali interni d’accesso alle banchine commerciali ed industriali verrebbero preclusi, trovandosi oltre detta darsena che per le proprie esigenze ne sarebbe di impedimento.Solo l’utilizzo del canale Tresse Nuovo, situato nella sponda opposta, a brevissima distanza da Fusina, lasciando liberi i canali d’accesso alle banchine sopradette, consentirebbe la commistione dei traffici, per il sicuro e veloce sfilamento delle navi crociera dal canale dei petroli Ma nel predisporre il presente testo, dopo l’ultimo rischio corso davanti alla riva dei Sette Martiri, la soluzione mi è parsa chiara. Succedesse mai la disgrazia, la soluzione sarà Trieste, subito, il giorno dopo! Eppure ritengo ancora accettabili le attività portuali a Venezia.Magari potrà essere con le varianti che ho indicato per mitigare la commistione dei traffici nel canale dei petroli, magari con la nuova stazione marittima e darsena prospiciente all’esistente isola del tronchetto, così come con il canale Tresse nuovo ed a seguire con i canali diffusori di marea oltre il ponte della Libertà per equilibrare il flusso idrico della laguna. Quest’ultima misura farebbe dei bacini idrici di Lido e della laguna nord, gli ampi vasi comunicanti che tenuti poco alimentati con interventi mitigatori alla bocca di porto di Lido, sarebbero in condizione di ricevere i maggiori livelli di marea che si formassero in laguna centrale, con ciò riuscendo a moderare le acque alte a Venezia in autonomia dal Mose. Ultima ho lasciato la questione fanghi inquinati, indicati come il diavolo non sapendo dove collocarli.Esiste il tracciato di quello che sarebbe dovuto divenire un canale navigabile per collegare il porto di Venezia con Padova; Pochi visionari ritengono che potrà essere portato a termine. Con alcune semplici accortezze lo si trasformi in un sarcofago a tenuta stagna dove depositare i fanghi e senza la necessità di costosi trattamenti. Concludo con un monito. Non si creda che se dovesse prevalere la tesi o la necessità di abbandonare le attività portuali di Venezia, rimanga quel che resta del polo industriale di Marghera; cessando il quale, nulla più verrà fatto per la sua bonifica, al pari del recupero ambientale della laguna senza il porto!

Gino Gersich
autore di proposte alternative sulla Salvaguardia e sulle grandi navi.

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