Relazione su opere per il rallentamento dell'espansione di marea.

Ritenere che un eccessivo affetto porti spesso a valutazioni poco equilibrate è, a mio avviso, affermazione quanto mai appropriata a quanti sostengono alcune tesi sulla salvaguardia di Venezia. Il fine è nobile, ma quando si continua a sostenere che l’adeguamento o il limitato e mirato scavo di nuovi canali in laguna, porterebbe comunque a sconvolgere equilibri esistenti tanto da portare alla scomparsa dell’attuale ambiente, si afferma un falso, certo in buona fede, ma un falso. L’attuale laguna, per quanto riguarda i suoi elementi essenziali, volumi e velocità della marea, dipendono dalle bocche di porto che la mettono in comunicazione con il mare. Questa presa d’atto ha fatto sorgere la semplice deduzione che con la chiusura di tali bocche di porto la comunicazione con il mare sarebbe cessata.Da ciò il Mose. Ma non significa che con le bocche di porto tenute aperte per le necessità portuali e per l’avvicendarsi delle maree ci possa essere più o meno mare in laguna in base ai canali che la percorrono.Ci sarà tanto mare quanto ne potrà entrare! La variante sarà il calendario delle maree ed il vento, su cui nessuno può far nulla. Si potrà sostenere che la presenza di canali in linea diretta con le bocche di porto, vedi il caso del canale dei petroli, potrà concorrere a creare le condizioni per un maggior passaggio d’acqua che significa di riflesso una saturazione più rapida della laguna; da confrontare peraltro tramite proiezioni matematiche, con i tempi di saturazione risultanti dalla maggiore velocità della marea qualora si desse ascolto a quanti invocano la riduzione del medesimo canale dei petroli. Uno studio svolto con logica, ci dirà pure che se tale marea non fosse veicolata dal canale dei petroli, la medesima, per effetto dei venti meridionali, andrebbe ad espandersi principalmente in direzione di Venezia insulare.La qual cosa ,è risaputo, porterebbe ad un aumento del livello marino tale per cui si verrebbe facilmente a formare un gradiente aggiuntivo di 30 cm. ed oltre proprio sulla città storica senza che, permanendo gli stessi venti, tale livello possa diminuire, non avendo dove espandersi. Succede in forma evidente per la posizione geografica a Chioggia con il vento di bora e succede in forma più moderata, grazie allo sfogo del canale dei petroli, con il vento di scirocco sull’isola della Giudecca. Ma sempre guidati dalla logica, andremo a comprendere che non avendo poi la marea possibilità di espansione oltre Marghera, non potrà che farlo in città. Ecco i motivi per cui con l’adeguamento del canale dei petroli, con lo scavo del canale tresse nuovo ed a seguire con gli specifici canali diffusori in grado di dirigere la marea dal canale Vittorio E. oltre il ponte della libertà, si otterrebbe di disporre per l’espansione di marea in arrivo dalla bocca di Malamocco, il bacino idrico di Lido sottovento a Venezia e l’intera laguna nord. Spazi enormi che tenuti meno alimentati da una opportuna riduzione delle bocche di porto di Punta Sabbioni e Lido e altre accortezze, allungherebbero di molto i tempi di saturazione della laguna, concorrendo alla notevole riduzione dei picchi di alta marea a Venezia. Non avessero avuto la sapienza da tutti loro riconosciuta applicandosi con molte opere idrauliche a contrastare il naturale interramento della laguna, i nostri avi ci avrebbero consegnato delle zolle agricole, altro che ghebi e barene. Tornando al presente, non essendosi ancora trovata una soluzione per togliere le navi crociera dal bacino di San Marco, quella che sembra si stia profilando, viene percepita come un gran pasticcio. Infatti risulta illogico risolvere il problema grandi navi stravolgendo l’intero comparto portuale e industriale di Venezia e Marghera, non ritenendo una soluzione la probabile sospensione delle crociere a causa del Covid-19. Purtroppo non avendo piani strutturali da sviluppare passo dopo passo, non andremo da nessuna parte. A mio avviso la soluzione finale non potrà che essere la creazione di un nuovo porto fuori dalla laguna, in mare aperto davanti al litorale di Pellestrina , collegato alla viabilità ordinaria della terraferma con dei tunnel sub lagunari, come continuo a ripetere da oltre vent’anni, dopo averne acquisito la proprietà intellettuale quale opera d’ingegno. Nel frattempo o con coraggio ci si adegua, o si dovrà rinunciare in buona misura alla attuale Venezia e al suo ruolo. E siccome la situazione sta peggiorando in fretta, invito tutti a non rimanere ancorati a vecchi dogmi, per non trovarsi a perdere tutto.

Gino Gersich
autore di proposte alternative sulla Salvaguardia e sulle grandi navi.

<< Indietro