Relazione sulle opere di adeguamento dei canali navigabili lagunari
Chiunque, interessato ai problemi della salvaguardia di Venezia, si può dare risposta alla seguente domanda: C’è veramente da essere convinti che senza il canale dei petroli, a parità di bocche di porto, non ci sarebbe stata la marea eccezionale in laguna che abbiamo visto a Novembre 2019? Io ritengo di poter affermare che nulla sarebbe cambiato se non in meglio con la presenza non già dell’attuale canale, bensì di quello moderatamente adeguato per far fronte alle nuove esigenze portuali, in grado per la sua maggior capienza, di allontanare dalla città un bel po’ di marea in più, spingendola a comprimersi in funzione della spinta del vento, verso Marghera. Per mirare ad avere la certezza che le cose potrebbero veramente migliorare, pur mantenendo le attività economiche attuali legate ai traffici portuali ed alla zona industriale di Marghera, a mio avviso esiste una sola ipotesi, che vado illustrando da tempo. Ridurre notevolmente le bocche di porto di Lido e di Punta Sabbioni, con soglie d’accesso dimezzate rispetto alle attuali e rendere scabrosi i fondali dei canali navigabili che da tali bocche si inoltrano in laguna, con notevoli apporti fangosi in grado di dissipare in buona parte la spinta della marea. Nel formulare tali indicazioni nella mia relazione “Nuovi interventi per ottenere la moderazione delle acque alte a Venezia in autonomia dal Mose” fatta giungere alle Autorità competenti, metto in rilievo delle variabili quali ad esempio un intervento alla bocca di Chioggia, tale per cui le banchine portuali rimarrebbero accessibili dato che la riduzione della soglia d’accesso e le scabrosità andrebbero ad interessare i fondali solo dopo aver superato la zona portuale, pur senza rinunciare alla funzione di moderare la diffusione della marea nel bacino di espansione suo naturale e di riflesso in tutta la laguna. Quali ostacoli per ottenere ciò? Principalmente la necessità di mantenere l’attuale bocca di Malamocco per consentire la navigazione alle navi dirette a Marghera ed a Venezia. Ma avendo ridotto le altre bocche nei termini sopra descritti, che di molto farebbe diminuire l’apporto idrico in laguna, si renderebbe utilizzabile all’espansione di marea proveniente dalla bocca di Malamocco tutta la superficie lagunare, specialmente del bacino idrico del Lido e della laguna nord per la spinta del vento di scirocco. Tali misure risparmierebbero molti picchi di alta marea alla città, consentendo se inevitabile, la chiusura ritardata della bocca di Malamocco, agevolando le attività marittime. Per favorire tale processo, che altro non sarebbe se non l’applicazione della legge fisica sui vasi comunicanti considerando tali i tre distinti bacini di espansione alle bocche di porto,di meglio non ci sarebbe che l’utilizzo del canale dei petroli adeguato ai nuovi traffici,reso per la maggior portata più idoneo a trattenere e convogliare la marea montante dapprima nel canale tresse nuovo ed a seguire nel canale Vittorio E. da dove con specifici canali, diffonderla oltre il ponte della libertà,guadagnando spazi per livellare al ribasso la marea. Ora quanto da me sostenuto sopra, unitamente alla indicazione di una nuova marittima per togliere le grandi navi crociera dal bacino di San Marco, su cui ci sarà da riflettere una volta superata la pandemia in corso, è stata da qualcuno giudicata idea progettuale senza senso della misura. Mentre invece puntare tutto sul solo Mose, che ormai i Veneziani hanno capito dovrà in un già prossimo futuro essere azionato molto spesso, non fa sorgere il dubbio che si riuscirà a trasformare la laguna, da braccio di mare in stagno salmastro, dove la teoria sull’evoluzione della specie potrà essere verificata potendola notare in alcune forme di vita lagunari. Ma battute a parte, non potrà che proseguire l’interramento dei canali, che unitamente alle frequenti attivazioni del Mose, andrà a precludere la navigazione a tutte le navi; Di conseguenza l’area industriale di Marghera verrà progressivamente abbandonata senza più procedere al pur suo lento recupero ambientale. In queste amare considerazioni non c’è spazio per opinioni soggettive, non potrà essere che così, con la speranza che superando quel malinteso senso della misura dietro il quale molti restii a pensare in proprio per pigrizia o per non esporsi tendono a mascherarsi, si riesca a far uscire Venezia dal letargo nel quale da troppo tempo si è adagiata.

Gino Gersich
autore di proposte alternative sulla Salvaguardia e sulle grandi navi.

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