LINEE GUIDA PER IL RIPRISTINO AMBIENTALE DELLA LAGUNA DI VENEZIA.
Relazione di Aprile 2016 rivista ed aggiornata ad Agosto 2020
Oltre alla personale e sempre sostenuta convinzione che alla soluzione “ canale Vittorio E. con variante Tresse-Nuovo” si sarebbe dovuti arrivare, per fornire l'alternativa di far arrivare le grandi navi crociera a Venezia evitando di passare per il bacino di San Marco entrando in laguna dalla bocca di porto di Malamocco percorrendo il canale dei petroli, lo si poteva dedurre non solo dal formarsi del fronte dei favorevoli che ha visto schierarsi la giunta comunale e l'autorità portuale di Venezia, ma pure dalla stampa cittadina che riportava gli “umori” di Roma. Con l'arrivo in visita a Venezia del ministro delle Infrastrutture e Trasporti nei primi giorni di aprile 2016, tali umori sembra siano stati confermati. C'è da dire che il fronte dei favorevoli non si era formato dopo un confronto che mi aveva visto tra gli inascoltati sostenitori dell'attuale favorita soluzione, unico tra l'altro ad aver presentato come richiesto e nei tempi previsti alla Capitaneria di Porto di Venezia, una pur semplice documentazione con la soluzione in tal senso, ma a seguito anche del fiuto intuitivo del nuovo sindaco che avendo preconizzato a parole tale soluzione, ha saputo farsi intendere in un momento di grande confusione. Tutto bene? Mica tanto continuo a dire. Infatti ben poco è trapelato e continua a non esserlo, sulla linea operativa che dovrà essere intrapresa per portare a termine tale soluzione. Ho intenzione di continuare ad operare per far conoscere le mie tesi, dal momento che non mi riesce di notarne altre di simili altrove. Ora penso sia il momento di affrontare quella serie di problematiche con la soluzione delle quali sarà possibile non solo rendere accettabile l'adeguamento del canale V.Emanuele e l'esecuzione del canale Tresse nuovo, ma porre le basi per intervenire sulla laguna in modo tale da mirare al suo mantenimento ottimale nonostante i nuovi interventi. Più volte, anche sulla stampa cittadina, ho indicato quelli che a mio avviso contribuirebbero non poco a creare un migliore equilibrio nella laguna centrale, pur con la presenza vincolante della bocca di Malamocco, da tenere necessariamente in funzione, salvo rari casi, per consentire la prosecuzione delle attività portuali. Sono cosciente di ripetermi, evidenziando ancora una volta le indicazioni che ebbi a suggerire ormai oltre vent'anni or sono nel mio “Piano per la salvaguardia globale di Venezia e della sua laguna”. Tali suggerimenti si possono riassumere principalmente in due punti chiave. Riduzione notevole delle soglie d'accesso in laguna dai varchi alle bocche di porto che mettono in comunicazione la laguna con il mare aperto, e l'altrettanto notevole riduzione della capienza idrica complessiva lagunare, da non confondere con l'auspicabile aumento della sua capacità espansiva. Attualmente non risulta possibile raggiungere tali obbiettivi, se non parzialmente, principalmente per le esigenze portuali. Esigenze destinate a venir meno quando tutte le attività portuali andranno a svolgersi nel nuovo porto fuori della laguna, con le modalità indicate nel mio piano. Ma fin d'ora, secondo le mie stime, pur limitate al momento dalla situazione nella laguna centrale per la presenza vincolante dei traffici marittimi, si potrebbero mitigare notevolmente gli effetti negativi attuali. Uno dei problemi che a mio avviso sarebbe utile risolvere quanto prima, considero possa essere la commistione dei traffici. Fino a quando ha fatto comodo,si è indicato nella commistione del traffico commerciale ed industriale con le grandi navi crociera cui si intende far percorrere il canale dei petroli entrando dalla bocca di Malamocco un ostacolo insormontabile; Ora non più. Invece continua ad esistere, e come! Di conseguenza, ben consapevole del problema, ho provveduto ad indicare delle varianti al percorso principale del canale dei petroli, in cui poter far dirottare le navi minori quando avvenisse di incrociarsi. Da notare ancora che tali varianti sarebbero ottenibili con modesti interventi senza alterare le dinamiche idriche lagunari, se non migliorandole. A quanti si oppongono alla realizzazione del canale Tresse Nuovo, faccio notare che nella logica degli interventi da me indicati, tale canale, unitamente ai canali diffusori di marea dal canale Vittorio E. oltre il ponte della libertà, risulterà determinante per ridurre l'intensità e la frequenza dei picchi di alta marea su Venezia insulare. Infatti, con il minor apporto idrico in laguna dovuto alla riduzione dei varchi delle bocche di porto, si darebbe modo alla marea in arrivo dalla sola inalterata bocca di Malamocco, di potersi espandere più facilmente nella totalità della laguna, che si verrebbe in tal modo a saturare in tempi più lunghi di quanto necessario per i tre bacini interessati dalle relative bocche, qualora fossero lasciate inalterate. Ad integrazione di quest'ultime indicazioni per favorire una distribuzione più uniforme nella laguna delle masse idriche in arrivo dalla bocca di Malamocco incanalate nel canale dei petroli, mi viene da suggerire una nuova soluzione, consistente nell'esaminare la possibilità di poter congiungere il canale industriale “ Brentella”nella prima zona industriale di Marghera, con quella parte di laguna che si trova divisa dalla S.S.11 nelle vicinanze dell'imbocco del ponte della Libertà. Si verrebbe a trattare di un canale di sezione abbastanza contenuta da far iniziare col passare sotto il piano stradale e ferroviario proveniente dalla terraferma per collegare Venezia. In tal modo si otterrebbe di facilitare notevolmente il transito della marea nel bacino idrico di Lido, sottovento a Venezia e di conseguenza meno temibile per il verificarsi delle acque alte nel centro storico. Considerando che tale transito si limita attualmente al lento scorrere sotto le arcate del ponte della libertà, si andrebbe di riportare la laguna quasi all'unicum che è sempre stata. Volendo ampliare il suggerimento sopraesposto, invito a considerare l'opportunità, per me solo teorica non avendo mezzi per studiarne la fattibilità, della realizzazione proprio per l'apporto diretto delle acque lagunari governate principalmente dalla bocca di Malamocco e rese utilizzabili dal varco sul canale industriale Brentella, di una rete di vie d'acqua di pur discreta portata collegate tra loro, in grado di seguire la gronda della laguna nord. Specialmente con il minor apporto di marea dai ridotti varchi della bocca di porto di Lido e considerando la notevole spinta della marea proveniente dalla bocca di Malamocco, si darebbe modo alla laguna nord di tornare a nuova vita. Ancora una volta, sento la necessità di ribadire uno dei concetti base da cui sono stato guidato per contrastare le tesi di quanti contrari all'adeguamento del canale dei petroli, del canale Vittorio E. e allo scavo del canale Tresse-nuovo. Lo dico da sempre, la laguna del passato che tutti abbiamo nei sogni, probabilmente non potrà più tornare. Ma dobbiamo anche ricordare che senza i notevoli interventi eseguiti ai tempi della Gloriosa Repubblica di Venezia, ora in essa ci sarebbe da raccogliere il frumento. Dopo aver portato a termine quanto necessario a rendere operativo lo spostamento della rotta delle grandi navi da San Marco per arrivare alla marittima dalla bocca di Malamocco, e dopo aver possibilmente eseguito la nuova marittima per le grandi navi crociera da localizzare al termine del canale Vittorio E, accostandola alle strutture dell'isola del tronchetto come ho avuto già modo di illustrare, si renderà possibile dedicarsi alla laguna nord, la quale meno antropica, potrà rivelarsi un naturale laboratorio per verificare come mantenere o riportare a migliori condizioni tali zone lagunari, prima che perdano anch'esse quella ancora visibile connotazione che era patrimonio dell'intera laguna di Venezia. E si verranno a maturare tante e tali esperienze, da consentire di affrontare le altre sfide in altre zone lagunari con maggior consapevolezza. Senza volermi dilungare troppo, non posso a questo punto fare a meno di porre l'accento sulle mie indicazioni di ridurre la capienza idrica della laguna, da molti ritenuta da non perseguire. Si afferma che con la riduzione dei varchi delle bocche di porto, si verrebbe pure a ridurre lo scambio delle acque tra mare e laguna, con ciò venendosi a creare condizioni di anossia, sfocianti in casi di eutrofizzazione, in particolare nelle zone marginali della gronda lagunare. Ho già esposto delle osservazioni a riguardo, che si possono trovare in miei interventi pubblicati sulla “Nuova di Venezia”e riportati nel mio sito internet, ma non sarà male riproporle brevemente. Ciò per togliere la possibilità di usare l'argomento quale ostacolo, da quanti sostengono soglie d'accesso profonde alle bocche di porto per favorire la navigazione. È evidente che maggiore risulterà la quantità d'acqua in laguna al termine della fase di bassa marea, e maggiore dovrà esserne il ricambio per mantenerla in salute. Per contro e per logica, minore quantità d'acqua in laguna, sempre al termine della fase di bassa marea, minore apporto di marea sarà necessario per ottenerne un pari buon ricambio. Perciò, fatti i debiti calcoli, si tratterà di intervenire in modo progressivo, in particolare ai varchi della bocca di Lido, con la creazione di scabrosità fangose, fino a trovare il giusto equilibrio tra il carico di marea che entra e ciò che ne rimane in laguna finita la fase di marea. Dopo di ciò resterà il problema di far rimanere in laguna in modo permanente una notevole minor quantità d'acqua da affrontare con un mirato innalzamento dei fondali. Soluzione non facile senza la disponibilità di notevoli quantità di fanghi, potendo contare al momento solo su quelli di risulta degli adeguamenti dei canali portuali, operazione comunque non influente per far diminuire la capienza lagunare con il loro solo spostamento. Pur insufficiente, una buona quantità ritengo se ne possa ottenere smantellando l'isola deposito fanghi a marghera, e dal dosato abbassamento delle casse di colmata della terza inutilizzata zona industriale di marghera. Ritengo si debba esplorare la possibilità di reperirne altrove, ad esempio in zone del delta del Po. Gli anziani come me, che hanno frequentato la laguna ancor ragazzi, ricordano che le paludi, contornate e interrotte al loro interno da barene, rimanevano già prima della fine della fase di una media bassa marea, per gran parte all'asciutto. C'erano zone lagunari dove, a parte gli arabeschi disegnati dai canali, non si scorgeva l'acqua per chilometri, oserei affermare. Logicamente con l'arrivo dell'alta marea, tali ampi spazi venivano totalmente riempiti con nuova acqua. Viene da chiedersi perché mai in pochi decenni sia potuto cambiare così tanto l'ambiente da vedere ora per gran parte, solo acqua. Perché è potuto avvenire tutto ciò? Subsidenza ed eustatismo ne sono state le cause iniziali. Di conseguenza, con l' abbassamento dei fondali nelle ampie paludi, ed il contemporaneo aumento del livello del mare, è cresciuta l'azione nefasta del moto ondoso, provocato si dalle imbarcazioni, ma soprattutto dal vento. Tale moto ondoso, che poco si sviluppava nelle paludi con basso livello d'acqua, ha iniziato a demolire poco alla volta le sponde delle barene, arrivando molto spesso al loro spianamento, dal momento che nei bacini palustri si sono venute a creare moti ondosi più violenti, a causa proprio del vento in grado di acquistare velocità e forza potendo percorrere distanze maggiori senza essere frenato. Dopo di che, ci sono stati gli interventi alle bocche di porto che hanno velocizzato maggiori volumi di marea, ed ora, complice l'aumento del traffico acqueo di ogni tipo, possiamo vedere non più una laguna, ma quasi un mare. Ma nessuno può dire che non sia possibile far qualcosa, anzi sostengo che possa essere fatto molto! Pur potendo sembrare in contrasto con quanto spesso ho indicato, ci sarà la necessità di riportare alle dimensioni anteguerra tutti quei canali medio piccoli che formavano il reticolo idrico per veicolare le maree fin nelle zone più interne lagunari, prima che iniziassero a tombarsi terminando di svolgere al meglio la loro funzione. Ecco l'occasione per utilizzare al meglio la spinta della marea della bocca di Malamocco richiamandola nella laguna nord anche attraverso il varco sul canale industriale Brentella. Ora la propagazione di marea avviene, specialmente nelle zone marginali, per espansione a macchia d'olio, certamente meno efficace che non attraverso i canali. Infatti si può notare che tutto attorno alla gronda lagunare avvengono, specie in estate ovviamente, frequenti episodi di putrefazione delle alghe, mentre nelle vicinanze delle bocche di porto prolificano da tempo grandi fioriture di alghe non autoctone proprio per l'eccessiva ossigenazione. Su quanto mi viene di suggerire, sono confortato dai risultati dei progetti portati a termine ai tempi della Repubblica Veneta, per creare equilibri che hanno consentito di mantenere in salute la laguna e che senza i quali sarebbe scomparsa come tale. Perciò ognuno si chieda se le mie indicazioni, in alternativa alle molte vuote parole di tanti altri soggetti, sarebbero in grado quantomeno di salvaguardare l'esistente. Il mio lavoro, oltre alla analisi dei fatti, indica sempre delle soluzioni, opinabili quanto si vuole, ma che evidentemente risulta a molti più comodo ignorare. Si immagini se come oggi si fossero persi in diatribe, cosa ci avrebbe lasciato la gloriosa Repubblica Veneta? Una bella campagna! Non è con le dotte analisi procedurali di impegnati personaggi o con gli inviti allo studio che potrà essere risolto alcunché! La possibilità di intervenire nella laguna nord, risulterebbe possibile da subito in quanto, cessando il passaggio delle navi crociera attraverso il varco della bocca di porto di Lido, verrebbe data la libertà di operare con i fanghi di risulta dell'adeguamento del canale dei petroli, della variante del canale Tresse-nuovo e del canale V. Emanuele, per ridurrne le soglie d'accesso. A questo punto ( e già molto si sarebbe fatto) sarà opportuno che si consolidi la mia originaria vecchia idea del porto in mare aperto per consentire ulteriori interventi significativi in tutta la laguna. Pur con tutto l'impegno, non mi riuscì alla presentazione di tale mia idea progettuale, di avere un adeguato interessamento dei media, tutti dediti alla allora presentazione dell'ultima alternativa al Mose, consistente nella proposta di procedere con iniezioni nel sottosuolo al sollevamento di Venezia e forse anche della laguna! Dopo oltre vent'anni dalla presentazione, la mia soluzione potrebbe essere divenuta realtà e a mio avviso, aver risolto tutte le criticità che ancora sono rimaste tali. Inoltre, con lo scavo dei tunnel necessari per far comunicare il porto con la viabilità ordinaria della terraferma, si sarebbe potuto disporre di quella notevole quantità di fanghi puliti che avrebbe reso possibile la pianificazione in tutta la laguna dell' apporto di sedimenti, con la notevole riduzione delle soglie d'accesso dei varchi alle bocche di porto, dei grandi canali di navigazione e pure tombare le notevoli fosse formatesi in seguito ai vortici dovuti alla movimentazione di enormi masse d'acqua micidiali per l'ambiente lagunare, oltre alla ricostruzione delle barene per ottenere con maree ridotte e meno veloci, una notevole diminuzione delle acque alte. A proposito ho tralasciato di indicare per la laguna nord, che lo scavo di quella rete di canali medio piccoli con la funzione di far giungere la marea maggiormente ossigenata il più possibile al suo interno, darebbe l'opportunità di versare i fanghi di risulta nelle adiacenti paludi, contribuendo con nuove barene a riportare almeno in parte, le condizioni originarie lagunari. Ovviamente mi è d'obbligo parlare della soluzione del porto off-shore, almeno da come è stata fatta conoscere. Non è possibile pensare ad altro che si sia voluto, per motivi che neanche mi sforzo di immaginare, scientemente presentare un progetto a mio parere senza possibilità di essere realizzato. Ma mi è possibile far notare che non solo tale progetto impedirebbe un serio intervento di ripristino ambientale in laguna possibile solo nella laguna nord come indicato, ma che lasciandola congelata così com'è, si andrebbero ad aggravarne le condizioni per la permanenza del traffico navale nella laguna centrale. Esiste la mia idea, che consentirebbe la realizzazione di un porto nuovo, multiruolo, collegato con tunnel sub lagunari alla terraferma senza effetti negativi, con la possibilità di essere ampliato con adeguate eventuali varianti. Il tutto comunque senza consumo di nuovo territorio, anzi venendosi a decongestionare molte aree in zone di Mestre-Marghera, in grado di far decollare quella economia verde senza dover occupare ogni spazio con il proseguire di quel disordinato sviluppo che ancora non si é riusciti a dominare. Eppure la tendenza di strappare spazi al mare là dove utile, è ormai consolidata in tutti quei dinamici paesi che, partiti da condizioni non invidiabili, stanno imponendosi ovunque! Un'ultima considerazione: Penso possa essere uno di quei rari casi in cui un grande progetto, in grado di andare incontro alla attuale tendenza di creare con nuove infrastrutture, occupazione e sviluppo sostenibile attraendo un notevole apporto di capitali, possa essere portato a compimento non solo senza danni, ma salvando Venezia e la sua laguna, proiettandola in un radioso futuro.

Gino Gersich
autore di proposte alternative sulla Salvaguardia e sulle grandi navi.

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