Resomi conto che la lettura del sopracitato "Piano" non sempre potrebbe risultare agevole, ho ritenuto opportuno presentarne separatamente gli elementi che ho ritenuto più importanti dai quali poi è stato possibile indicare le soluzioni fatte conoscere.
Avendo cura di evidenziare quanto riguardante in particolare la laguna di Venezia.
Coloro che non conoscono a fondo le sue criticità e le ragioni per cui si sono venute a creare, spesso ignorano che se la città storica si presenta ancora con un aspetto molto simile a quello originario, ciò è stato possibile per l'attenzione che da sempre la Gloriosa Repubblica di Venezia ha saputo dedicare alla sua laguna che, percepita e considerata parte integrale di un unicum indissolubile, ha saputo farle mantenere il salvifico ruolo che la natura l' aveva portata ad avere.
Non fu facile con gli strumenti di allora eseguire gli interventi per modificare il corso dei fiumi che fluivano in laguna, riuscendo con ciò a mantenere i necessari equilibri che si stavano perdendo.
Ora c'è però da considerare che se all'epoca tali interventi furono indispensabili per evitare il tombamento della laguna a causa dell'accumulo al suo interno dei molti sedimenti portati dai fiumi, attualmente il problema si presenta opposto.
Varie opere, in gran parte richieste e propiziate da uno sviluppo spesso non guidato adeguatamente, hanno portato a sottovalutare i pericoli incombenti.
Se nel passato in laguna l' acqua veniva a mancare, oggi ce n'è troppa!
La marea, oggi spinta ad entrare in volumi sempre maggiori e più velocemente principalmente per l' adeguamento delle bocche di porto al traffico navale, risulta tra le cause più influenti nel portare la laguna a sfaldarsi, accelerando il dissolvimento delle barene (formazioni fangose consolidate fuoriuscenti dall'acqua) oltre allo sfacelo della propria morfologia naturale, venutasi a formare nei tempi in cui le condizioni ambientali erano ben diverse.
Ricreare condizioni ambientali più appropriate a svolgere le funzioni originarie in laguna, dovrà essere una delle priorità quando finalmente si sarà dato inizio ad un serio programma di interventi per far diminuire in modo naturale i sempre più frequenti episodi di acque alte sostenute o di peggio.
La pur estesa superficie espansiva della laguna, non lo risulta spesso a sufficienza per consentire al ciclo di marea crescente, di essere trattenuta al suo interno senza creare danni fino al suo riflusso.
Se all'inizio del mio impegno per Venezia ho ritenuto sufficienti le misure proposte allora, il rapido recente peggioramento della situazione climatica mi ha spinto ad impegnarmi ancora nel cercare soluzioni più incisive, pur sempre derivanti dalle medesime visuali a cui mi sono sempre riferito.
Ritengo quanto detto, potersi considerare un preambolo per illustrare quanto ritengo necessario fare ora per adeguarsi all'ulteriore peggioramento climatico che ci aspetta. Avendo preso atto che la marea entra in laguna troppo velocemente ed in volumi eccessivi, ho indicato al pari di altri, la necessità di ridurre le soglie di accesso alle bocche di porto, esclusa quella di Malamocco per le necessità portuali.
Per realizzare i massimi vantaggi nel ridurre la velocità di quanta marea sarà entrata in laguna dopo superate le ridotte soglie d' accesso, mi risulta essere stato il solo ad aver indicato anche la riduzione dei fondali del canale utilizzato dalle grandi navi crociera dirette agli approdi della stazione marittima dopo percorso il tragitto davanti Piazza San Marco ed il canale della Giudecca. Percorso ora vietato ma rimasto con i fondali egualmente profondi e perciò dannosi alla città.
Ma per rendere molto più efficace il contrasto alla diffusione della marea in laguna nonché ridurne notevolmente la velocità, sono ancora stato il solo ad aver sostenuto l'utilizzo di fanghi di risulta non eccessivamente inquinati per i quali è sempre aperto un dibattito surreale per trovare una loro sistemazione, provvedendo ad introdurli in sacche di adeguato materiale plastico, che mi risulta poter essere prodotto con tecniche tali da non rilasciare in mare dannose particelle o filamenti.
Collocando accortamente tali sacche in modalità disomogenee e in volumetrie variabili seguendo un piano prestabilito, si otterrebbe di accentuare l'effetto delle scabrosità venutesi a formare che, creando turbolenze e contrasti nelle masse d'acqua in movimento, andranno a svolgere al meglio il loro compito.
Ho ritenuto pure ridurre la spinta della marea alle bocche di Lido, forse le più determinanti al formarsi dell'acqua alta nel centro storico.
A tale scopo ho indicato il realizzo di una sequenza di elevazioni fangose in parallelo da diga a diga, nel tratto di accesso alle bocche di porto di Lido e Punta Sabbioni, ottenendo un primo deciso rallentamento della marea in arrivo nel superarle.
Elevazioni sempre costituite dalle sacche fangose per evitare il dissolvimento dei fanghi se lasciati non protetti, a causa delle forti correnti marine lì presenti.
Quanto esaminato e proposto per far entrare minori volumi di marea a minor velocità in laguna, proprio perché convinto della loro efficacia, pone una domanda.
Infatti la riduzione notevole dei flussi di marea che entrano in laguna, essenziali nelle attuali condizioni ad essere tali per ottenere l'adeguato ricambio del troppo mare al suo interno, diverrebbe causa di episodi di eutrofizzazione che già ora si manifestano d'estate durante il ciclo di marea in fase di quadratura (a Venezia morto d'acqua).
Quali misure ritengo obbligate per evitare tali rischi?
Due principalmente a mio parere.
La prima consistente nel ridurre notevolmente la quantità della massa idrica totale contenuta in laguna, per dare possibilità al minor ricambio d'acqua ottenuto di essere ugualmente rapportato a svolgere il proprio ruolo.
Ma l'operazione attualmente non risulta fattibile mancando la disponibilità della enorme quantità di fanghi non inquinati da stendere senza protezioni in tutta la superficie lagunare.
Diverrà possibile solo quando disponibili i puliti fanghi di risulta degli scavi necessari ad eseguire i tunnel sub lagunari per collegare, nei termini indicati nel mio piano, il porto off-shore alla rete viaria ordinaria della terraferma.
La seconda misura consiste nel riuscire a far espandere in ogni angolo remoto della laguna la marea che entra dalla sola inalterata bocca di porto di Malamocco.
Operazione possibile riuscendo a farle superare l'ostacolo inamovibile del ponte della Libertà sede della S.S.11 che collega Venezia alla terraferma.
Intervento possibile seguendo le indicazioni contenute nel mio "piano".
Tale ponte, che non concede sfogo sufficiente alla marea veicolata dal canale dei petroli, porta al formarsi al suo termine di un notevole suo sovralzo che poi inevitabilmente andrà a dirigersi verso il centro storico di Venezia.
Oltre ad alleggerire la pressione della marea sulla città, l'intervento di inviare gran parte di essa oltre il ponte della Libertà, dove si aprono gli ampi orizzonti della laguna nord, sarà quanto mai necessario dal momento che l' ottenuto rallentamento del fluire della marea, risulterà insufficiente ad interessarla tutta.
Gli interventi indicati e molti altri, sono descritti e motivati nel mio " piano" postato nel mio sito, e sarebbe possibile verificane gli effetti con proiezioni matematiche.
Tengo a far notare che tutte le opere che ho proposto sono da considerare indispensabili anche quando sarà stato realizzato il porto esterno alla laguna, oltre a poter garantire nell'attesa una notevole riduzione dei sollevamenti delle paratoie del Mose raccomandata dai suoi progettisti per evitarne il collasso prematuro. Concludo mettendo in evidenza che conterei, con la sintesi cognitiva presentata ora, di spingere gli interessati a consultare il mio sito internet che riporta la versione integrale completa del mio "piano", compresa una serie di interventi sulla stampa locale che ritengo possano far conoscere ancor meglio la questione Venezia, essendo stati pubblicati seguendo il dibattito pubblico sull'argomento incalzante del momento.
Gino Gersich
Cavallino Treporti Giugno 2025
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