È mia fondata convinzione che non si potrà far a meno di quanto sostengo nelle presenti “considerazioni”, anche quando le attività portuali saranno svolte principalmente nel porto off-shore, e del quale se ne potrà differire l’esecuzione proprio in virtù di esse.
Quali le motivazioni che mi spingono a sostenerlo? Quanti si occupano a vario titolo dei molti aspetti della laguna di Venezia, al pari del sottoscritto sono in gran parte concordi nel sostenere che sono principalmente gli scambi di marea tra il mare e la laguna, troppo imponenti e veloci, ad aver generato unitamente ai fenomeni di bradisismo ed eustatismo, il notevole abbassamento dei fondali ed allo spianamento di una buona parte delle barene, (formazioni fangose stabilizzate fuoriuscenti dalle acque). Inoltre, prendendo atto del transito di mezzi navali di sempre maggiore dimensione, che hanno richiesto l’adeguamento dei canali lagunari oltre alla creazione alle bocche di porto di dighe foranee ben protese in mare per velocizzare le maree con il fine di mantenerne livellati i fondali, dovremmo essere indotti ad agire con determinazione per porre rimedio ai danni che continuano a prodursi.
L’aver raggiunto oggi la consapevolezza che si sarebbe dovuto operare con più cura e prudenza nel passato, dovrebbe anche farci accettare ora soluzioni pur criticabili per certi aspetti, ma con le quali pure riuscire a rimediare ad una situazione in peggioramento. Evitare ai Veneziani di indossare gli stivali per difendersi dall’acqua alta, che il Mose pur tra difficoltà almeno finora sembra in grado di garantire, non significa aver salvato la città, la sua laguna, l’economia del porto e le attività industriali di Marghera. A tutt’oggi, a mio parere, non esiste ancora una visione futura della città che possa consentire una programmazione su solide basi di sicurezza, senza di cui nessuno si muove se non a breve termine. Non affrontare appropriate decisioni per Venezia, mi fa sorgere il dubbio che non ci sia ancora la determinazione per un cambio di paradigma quanto mai ora necessario, portando così ad ignorare il confronto con altre soluzioni alternative tenute sopite, in grado a mio avviso di poter fornire in sicurezza margini temporali per impostare un programma ponderato che sappia guardare lontano.
Ma andiamo ad esaminare quanto ritengo necessario doversi eseguire quanto prima, sempre e comunque quali che saranno le condizioni ambientali della laguna in futuro. Per ottenere minori livelli di marea al suo interno, limitandomi a considerare il raggiungimento di livelli in mare aperto fino a cm 130 sul medio mare e che sono compresi in quella fascia di eventi che richiedono il sollevamento del Mose, altra soluzione non potrà esserci per evitarne l’azionamento, se non la riduzione della spinta della marea verso la laguna. Sembra una cosa ovvia, ma per perseguire tale risultato con l’aggravio delle condizioni climatiche, mi sono dovuto impegnare con nuovi interventi in aggiunta a quelli indicati un precedenza. Interventi che evidenziano la necessità di disporre di un maggiore bacino di espansione lagunare. Per livelli superiori c’è da augurarsi che il Mose possa reggere a lungo, altrimenti si sarà costretti a seguire tutt’altro percorso, che potrà implicare la chiusura definitiva delle bocche di porto e la cinta adeguata della città con la sua laguna, ed in tal caso far riferimento alle esperienze in Olanda.
Invito gli interessati a conoscere le misure per il rallentamento dell’apporto di marea in laguna, a prenderne visione nel mio sito, ritenendo più opportuno in questa fase illustrare le misure per indurre la marea a potersi espandere in spazi lagunari molto superiori agli attuali. In realtà, non intendendo l’aumento fisico delle dimensioni della laguna, ma metterla quasi esclusivamente tutta intera così com’è, al servizio della bocca di porto di Malamocco.
Tale decisione è da considerarsi obbligata, in quanto solo la marea che transita per tale bocca e che poi in massima parte si viene a convogliare nel canale dei petroli, sarà di portata tale da ritenersi sufficiente per giungere fino alle estremità della laguna nord, pur con il minor apporto di marea dovuto alla notevole riduzione delle soglie di accesso alle altre bocche di porto, sempre con l’esclusione di Malamocco e per Chioggia con modalità particolari che, in aggiunta alle scabrosità create nei fondali dei canali navigabili che si diramano in laguna, di spinta ne avrà persa parecchia.
Ritengo necessario a questo punto, ribadire il principio a cui far riferimento per le opere che andranno a garantire una uniforme e veloce distribuzione in tutta la laguna del flusso di marea in arrivo principalmente dalla sopraccitata bocca di Malamocco. Tutti siamo a conoscenza che la laguna di Venezia si sviluppa al suo interno seguendo il confine della cosiddetta gronda lagunare, non raggiunto ora in modo soddisfacente dal flusso di marea. Perciò si dovrà distribuire un flusso quanto mai maggiore e con più spinta omogenea per riuscirci. Ritengo che, per il principio dei vasi comunicanti, sia possibile determinare un minor livello di marea in tutta la laguna con l’invio del medesimo volume in più bacini di espansione.
Considerando che alle esistenti tre bocche di porto sono venuti ad abbinarsi altrettanti bacini espansivi ognuno con proprie dinamiche idriche, risulta evidente che per ottenere la rapida espansione di marea in tutta la laguna in modo uniforme, si dovranno ridurne gli impedimenti. La difficoltà di superare il maggiore di tali impedimenti, vale a dire l’inamovibile ponte della Libertà divenuto diga nel separare la laguna nord dalla restante, è causa del formarsi dell’enorme accumulo di marea che il canale dei petroli provvede a convogliarci contro. L’effetto che ne deriva provoca un sopralzo di marea che andrà poi ad espandersi necessariamente dove possibile, cioè principalmente verso la città storica. Per ridurre tale sopralzo, si era ritenuto che potesse bastarne il travaso oltre il ponte della libertà, nonostante la difficoltà di tale manovra per la notevole riduzione delle luci delle arcate del ponte, tali divenute per l’abnorme prolificare di accumuli di formazioni organiche marine. Ma in considerazione della grande massa d’acqua che il canale dei petroli accompagna verso il ponte in esame, anche il recente parziale ripristino delle luci sotto le arcate, si è dimostrato ancora di molto insufficiente alle necessità.
Perciò, oltre ad aver indicato una opportuna conformazione del proposto necessario nuovo canale delle tresse per accedere al canale V. Emanuele 3°, tale da favorire la spinta della marea verso la serie di nuove canalette che ho suggerito proprio per favorirne il travaso oltre il ponte, ho considerato possibile l’aggiunta di un nuovo varco per incrementarlo ulteriormente. Per il realizzo di quest’ultimo, dovrà essere esaminata la possibilità a quella parte di marea portata dal canale dei petroli a premere nel terminale senza sbocco del canale Brentelle a Marghera, a confluire attraverso un appropriato condotto sotto il manto stradale della S.S.11 all’inizio del ponte della Libertà, nel bacino idrico del Lido che va poi ad unirsi a quello della laguna nord. Tale intervento consentirà alla notevole massa d’acqua in arrivo dal nuovo varco, di essere canalizzata in una nuova adeguata via d’acqua destinata, inoltrandosi nella profonda laguna nord, a compierne l’intero perimetro seguendone in massima parte la configurazione.
Un vantaggio di tale opera risulta evidente, dal momento che si andranno a migliorare notevolmente le condizioni ambientali di quegli ampi spazi là dove è risaputo che in particolare con la marea in fase di quadratura (a Venezia “morto d’acqua”) vengono a soffrire di anossia. Ma gli interventi sono pure altri.
Nel suddetto canale che contornerà la laguna, andranno a confluire alcuni corsi d’acqua minori che già vi si versano e che aggiungeranno nuova spinta al nuovo canale per completare con più vigore il periplo della laguna. E ancora, si avrà la facoltà di far dirottare tramite chiuse collocate lungo il percorso da Portegrandi a Caposile ai confini della laguna nord, parte del flusso lagunare nel taglio del Sile o viceversa parte del flusso del Sile nella laguna, qualora si venisse a creare il dovuto necessario dislivello. Non sarebbe gran cosa ma pur sempre tornare utile, insomma da valutare.
Inoltre tale nuovo canale diverrebbe certamente meta di molti amanti della laguna che, nel rispetto delle limitazioni imposte per la sicurezza, quali dimensioni dei natanti e potenze dei motori se non a remi od a vela, troveranno fra quelle barene un angolo di paradiso. E si riuscirà pure a far rispettare le regole, non riuscendo alle imbarcazioni ritenute da escludere, percorrere il nuovo canale senza venire facilmente individuate!
Da ultimo metto in evidenza che lo scavo del sopraindicato nuovo canale sarebbe in grado di fornire forse non tutti, ma gran parte dei preziosi e difficili da reperire puliti fanghi per eseguire la notevole riduzione delle soglie d’accesso delle bocche di porto con esclusione di quella di Malamocco, nelle modalità che ho avuto già modo di indicare anche per i fondali dei grandi canali di navigazione, e ottenere così le necessarie marcate scabrosità per la riduzione della velocità della marea in laguna.
Il risultato di tale procedere porterà ad una notevole riduzione delle attivazioni del sistema Mose che viene giustamente ritenuta necessaria ottenere ad ogni costo!
Fossero eseguite le opere sopra descritte, il risultato di ottenere minori livelli di marea in laguna a parità di eventi atmosferici, a mio ponderato giudizio sarebbe assicurato, e non di poco.
Tornando a ripetermi, risulta evidente che prima di raggiungere livelli di marea tali da interessare la Venezia storica, si avranno margini temporali per seguire l’evoluzione della situazione meteo del momento e nel caso di pericolo grave, provvedere al sollevamento anche di tutte le paratoie del Mose che, lasciato a svolgere la limitata funzione attuale e pur escludendo sempre possibili imprevisti, segnerà il declino di Venezia non potendosi immaginare la nostra città tenuta in vita dalla sola aleatoria industria turistica.
Queste che ho presentate sono alcune delle linee guida per indicare dove ed in che termini ritengo ci si debba impegnare quanto prima, e che concederebbero un ulteriore margine di tempo per altro.
Concludo affermando che, se non si agisse rapidamente proiettando Venezia avanti di 20 anni, i veneziani si dovranno considerare i maggiori responsabili del suo decadimento.
Cavallino Treporti Agosto 2024
Gino Gersich
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